Sono 239 i nuovi contagi contabilizzati ieri in tutta Italia. Un dato inferiore rispetto a quello degli utlimi giorni (295 sabato, 379 venerdì) ma in linea con quello dei giorni scorsi se parametrato al numero dei tamponi messi a referto, che ieri sono stati inferiori ai giorni scorsi: 43.269. La percentuale di tamponi positivi su quelli fatti era venerdì e sabato attorno allo 0,55 per cento e ieri si è confermata. In pratica sembra che in questa fase del contagio questo dato si sia stabilizzato: ogni 10mila tamponi si verificano 55 positività.
Ieri è stata l'Emilia-Romagna a far registrare il numero più alto di contagi: 49. Diero il Veneto (45), la Lombardia (38), le Marche (17), il Piemonte (15) e il Friuli-Venezia Giulia (10). Poi le altre quindici regioni a «una sola cifra» , dai 9 contagi della Toscana fino al solo contagio di Calabria, Valle d'Aosta e Basilicata. Nessuna regione ieri è rimasta a zero e questo era diverso tempo che non accadeva.
I contagi totali dall'inizio dell'emergenza sono 248.070, con la Lombardia in testa con 96.312 e altre tre regioni (Piemonte, Emilia-Romagna e veneto) che insieme ne assommano 81.683. In pratica le prime quattro regioni «fatturano» il 71,75 per cento dei casi totali. Gli attualmente positivi sono invece 12.456, con la Lombardia in testa con 5.821. Di essi 11.706 sono in isolamento domestico fiduciario, 708 ricoverati con sintomi in reparti ordinari e 42 in terapia intensiva, uno in meno di sabato.
I decessi sono stati otto e tutti in Lombardia. Regione che, come in tutte le altre voci della contabilità del dolore, anche per le morti è nettamente in testa: qui se ne sono verificate 16.815 su un totale nazionale di 35.154. Quasi il 50 per cento (il 47,83), un dato davvero terribile.
Anche se il Lazio non è in primissima linea tra le regioni più colpite, è da qui che arrivano le notizie più significative di ieri. L'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato ha ricordato che dei casi registrati ieri (17), quattro sono d'importazione: due dal Messico, uno dall'India e uno dalla Romania. «A oggi i casi di importazione nel Lazio provengono da ben 33 diversi Paesi», ha detto D'Amato.
Contagi «forestieri» che potrebbero continuare ad aumentare se molti stranieri continueranno ad aggirare le regole. D'Amato fa il caso dei pullman provenienti dalla Romani, per i quali giorni fa erano stati stabiliti dei controlli molto rigidi allo scalo di arrivo, alla stazione Tiburtina. Da qualche giorno però questi pullman non arrivano quasi più e si fermano altrove per evitare i test. «È un fatto grave e autolesionista soprattutto per le comunità presenti a Roma. «Ho chiesto la collaborazione ella Polizia di Roma Capitale e della Prefettura che non è mai mancata per stroncare i parcheggi abusivi di pullman e minivan ed intensificare i controlli affinché giungano ai terminal autorizzati. Se necessario siamo pronti ad andare con medici e infermieri direttamente alla barriera autostradale di Roma Nord per eseguire i test. Ritengo necessari i controlli alla frontiera».
E sempre nel Lazio, a Sabaudia, località balneare in provincia di Latina, un altro stabilimento balneare è stato chiuso
a causa della positività al coronavirus di un bagnino. Si tratta del Lido Azzurro. L'Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio fa sapere che sono in corso le operazioni di contact tracing e di sanificazione dei locali.
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