I danni al "Twiga" e il Paese degli invidiosi: l'ira di Briatore contro gli haters del maltempo

Gli eccessi di esibizionismo e i social scatenati per lo stabilimento colpito

I danni al "Twiga" e il Paese degli invidiosi: l'ira di Briatore contro gli haters del maltempo

Un finimondo. Immagini di devastazioni varie, tornadi, trombe d'aria, bombe d'acqua, incendi, la televisione informa, i giornali riportano ma i social aggiungono la propria nube tossica di commenti e perfidie, una puntuale shadenfreude, il maligno piacere delle disgrazie altrui, sbirciando con un ghigno l'incidente stradale di una limousine sulla corsia opposta, il crollo di una villa di ricconi, l'affondamento di un panfilo di emiri e roba del genere, nelle ultime ore il disastro del Twiga, stabilimento balneare, diciamo così, che è stato sconvolto dal turbine di vento e di pioggia.

Gli sta bene a quei due, Santanché e Briatore, abbasso le loro spiagge e le loro pizze, così imparano. Idem come sopra per la tragedia di Pantelleria, il fuoco ha divorato la natura e le case e tra queste le dimore di Armani e di Tardelli-Merlino con le note della giornalista sconvolta e costretta a rifugiarsi sull'imbarcazione dello stilista. I voyeurs possono tornarsene al loro posto, restano stracci di tende, ombrelloni spezzati, strade invase da torrenti, alberi abbattuti su automobili, lunapark distrutti ma, in tutti questi casi, al di là delle immagini che occupano tik tok e altre applicazioni più o meno cinesi, sarebbe opportuna la massima discrezione, il silenzio, insieme con la rabbia e lo sconforto per i danni, però mi limiterei alla rassegna filmata, evitando i pietismi perché ci sono altre realtà sconvolte che non hanno i mezzi, già costrette dalla crisi a stare in piedi con i prestiti delle banche, dunque impossibilitate a rimettersi in piedi nei tempi e con le opportunità che invece sono consentite a chi se lo può permettere in tempi brevissimi.

Un senso di rispetto per chi sta soffrendo senza vedere la luce, dico l'attività commerciale, riaccendersi già domani. E invece si ricade sull'esibizione, accentuando il sadismo, il gusto e il compiacimento a che qualcuno sia sconfitto, perda, venga anch'egli toccato dalla sfortuna dopo avere invece accumulato chissà quale sorte. La gioia infame è entra in circolo, come un virus, è contagiosa, provoca adunate di massa sui social, chat aperte, per assistere e commentare con acredine le disgrazie altrui.

Il Twiga è crollato? Ne faranno un altro, al di là dei ghigni invidiosi. Pantelleria brucia? Troveranno i colpevoli e le grandi barche saranno salve. Comunque bastano le immagini, non una parola di più, dei twiggaroli e degli altri privilegiati.

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