Licia Ronzulli, fedelissima del Cavaliere e vicepresidente dei senatori di Forza Italia, parla dalla Villa di Arcore del partito, delle tensioni in maggioranza e con la leader di Fratelli d'Italia.
Silvio Berlusconi è tornato in campo dal vivo a Roma e ora annuncia che sarà a Napoli il 21 maggio. Quali segnali vuole dare al partito in questo difficile momento sul piano nazionale e internazionale?
«Non appena le restrizioni dovute al Covid hanno consentito di tornare su un palco, il presidente Berlusconi, con la generosità di sempre, lo ha fatto. È intervenuto per dire che se oggi il Paese è uscito dalle secche è grazie ad un governo che lui stesso ha prima immaginato e poi ispirato, che non sarebbe mai nato senza l'impegno di Fi. È tornato a dire che Fi è determinata e determinante come non mai e che ancora ha la forza e i contenuti per cambiare il nostro Paese».
Gli equilibri nella maggioranza sono precari e lo dimostra la riforma della giustizia, che dopo un accordo-compromesso rischia di scontentare un po' tutti. Riuscirà ad essere approvata in parlamento nei tempi stretti previsti?
«Lo sciopero annunciato dai magistrati offre l'idea plastica che il rimedio, pur incompleto, ha una certa efficacia. Ciascuno, nella maggioranza che sostiene questo governo di unità nazionale, ha fatto un passo indietro pur di raggiungere un accordo e scrivere una legge che restituisse smalto alla magistratura. Si poteva fare di più? Sì, certamente: comunque è un passo avanti. Intanto siamo riusciti, come Fi chiede da sempre, ad ottenere la separazione delle funzioni, lo stop alle porte girevoli e la riduzione dei giudici fuori ruolo. Come base di partenza mi pare incoraggiante».
I referendum di giugno assumono un peso maggiore per completare l'azione riformatrice e c'è ancora la possibilità che si voti due giorni, come chiedete?
«Abbiamo promosso la raccolta firme e sostenuto il referendum prima ancora che si cominciasse a discutere di questa riforma. Continueremo a farlo convinti che gli italiani comprendono l'importanza di questi interventi, che riguardano non solo i diritti di ciascuno, ma che impattano anche sulla competitività del Paese. Vogliamo che sia data agli italiani la possibilità di esprimersi liberamente e per questa ragione torneremo a chiedere, come ha già fatto anche il presidente Berlusconi in tutte le sedi, che si possa votare anche di lunedì, come è capitato in passato. Chi si opporrà avrà come unico scopo quello di far fallire il referendum falsando il dato».
Il centrodestra di governo Lega-Fi appare molto saldo mentre la Meloni dall'opposizione attacca Salvini e Berlusconi sospettati di essere tentati da maggioranze arcobaleno. Come risponde?
«Non rispondiamo perché, come ci ha insegnato il presidente Berlusconi, alimentare polemiche pubbliche fa il gioco soltanto degli avversari, di chi vuol dividere. Fi è il partito che ha creato il centrodestra e che lo alimenta, con il proprio contributo di idee, di valori e di iniziative da più di 25 anni. Berlusconi ha costruito l'armonia con generosità ed equilibrio, badando sempre all'interesse generale e mai a quello del suo partito. Fi non vuol certo danneggiare un alleato, anzi. Chi lo ipotizza danneggia la coalizione e un centrodestra diviso e litigioso è perdente e non serve a nessuno: non interessa a noi e soprattutto non è utile per risolvere i problemi degli italiani. I diktat e le imposizioni non aiutano. Per questa ragione è auspicabile che, invece di alimentare schermaglie su chi farebbe o meno il bene della coalizione, si apra rapidamente una nuova stagione di collaborazione e condivisione come lo sono state le precedenti».
Per le prossime amministrative la coalizione troverà un accordo o prevarranno le divisioni, come sta succedendo in Sicilia?
«Lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto ai cittadini delle città che andranno al voto e che non meritano certo di continuare ad essere mal governate, come accade, per esempio, da troppi anni a Palermo. Vinceremo tutti insieme.
Il centrodestra è un valore prima che una coalizione: mettere da parte le ambizioni partitiche e trovare una strada comune per vincere e ben amministrare è quello che dobbiamo ai nostri elettori e ai cittadini che chiedono risposte e non polemiche».
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