La padrona di casa è Carmen Russo ma il cameriere non è né Alvaro Vitali né Renzo Montagnani. La storia - purtroppo priva di venature sexy - ricorda però uno di quelle pochade all'italiana che fecero la fortuna della commedia scollacciata di quegli anni '80 mollemente adagiati sulle curve pericolose di Carmen, ma pure sui «dossi» non meno insidiosi di attrici di cui sarebbe superfluo fare i cognomi, visto che i nomi bastano e avanzano: Edwige, Nadia, Gloria, Anna Maria e via docciando, con l'immancabile occhio-guardone che spia dalla serratura del bagno.
Ma torniamo alla nostra eroina che - insieme al marito, l'eterno ballerino biondo, Enzo Paolo Turchi - sarebbe incappata in una storia di presunto sfruttamento di lavoro domestico. Gli elementi per sedersi in poltrona con un secchiello di pop corn e godersi lo spettacolo, ci sono tutti. Il «film» (non «vietato ai minori di 14 anni») vede come protagonisti la sempre giunonica Carmen, il sempre leggiadro Enzo Paolo e una coppia di anonimi domestici che, «stufi di essere sottopagati e maltrattati», hanno denunciato i due artisti.
A rivelare l'ipotetico misfatto è stato ilfattoquotidiano.it, testata notoriamente ben informata su tutti i casi giudiziari inerenti lo scibile umano. «Ci siamo sempre comportati correttamente e nel rispetto della legge. Come dimostreremo nelle sedi opportune», replicano i coniugi sotto accusa. Nel frattempo, dopo che Dagospia ha rilanciato da par suo la notizia, sulla spinosa questione emergono «avvincenti» interrogativi. Innanzitutto: a che titolo «S.B.» e «E.C.» (queste le iniziali dei domestici, marito e moglie, firmatari della querela), in mancanza di un regolare contratto, hanno abbandonato la propria abitazione nel Mantovano trasferendosi armi e bagagli a Formello in una dependance della lussuosa villa («500mq e 2mila di verde piantumato») di proprietà della fu celebre ditta Russo&Turchi?
I domestici si dicono in buona fede: «Ci siamo fidati. Ma dopo otto mesi di lavoro, nonostante le tante promesse, il nostro rapporto non è mai stato regolarizzato». Tanto che ora il legale dei domestici ha chiesto al Tribunale del Lavoro di Tivoli «il riconoscimento del vincolo di dipendenza e subordinazione dei custodi» che avrebbero garantito i loro servizi «sette giorni su sette, festivi e infrasettimanali compresi» senza poter beneficiare di «ferie, festività, straordinari, malattia o permessi». Per documentare le irregolarità, i querelanti si sarebbero addirittura rivolti «ad un ufficiale dei carabinieri in congedo, consulente investigativo e analista digitale forense che dai loro cellulari ha estratto messaggi, foto e video». Insomma, una spy story alla Tom Clancy; altro che commedia erotica. Ok, ma quanto guadagnavano al mese «S.B.» e «E.C.»? Dalla ricostruzione del «carabiniere in congedo» in versione 007, emerge che la retribuzione, «unita al vitto e alloggio gratis era inizialmente pari a 700 euro ciascuno, poi scesi a 500. Molto meno della metà di quanto previsto dai contratti di categoria»; il tutto «senza busta paga e in contanti».
Se ne riparlerà
in tribunale. Il programma Rai della Petrelluzzi, «Un giorno in Pretura», potrebbe seguire il caso. Sperando che su un canale concorrente non diano il film «Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento». Imperdibile.
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