«Gli ucraini hanno sempre superato le aspettative, occorre fidarsi di loro». Questa frase pronunciata dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg da il senso di quanto stia accadendo in questi giorni. E conferma le ragioni del rinnovato ottimismo da parte delle forze di Kiev. «La lotta è dura e non esiste una strada semplice», specifica Stoltenberg ma è innegabile di come la percezione del conflitto stia lentamente cambiando, di pari passo a quanto sta cambiando la situazione sul campo.
Non a caso, anche le dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky stanno cambiando tono. Dalla prudenza delle scorse settimane, ai proclami di oggi. «Passo dopo passo, ci stiamo avvicinando alla vittoria», ha detto il numero uno di Kiev. Pur tornando a spingere con gli alleati sul tema degli aiuti. Ringraziando per la promessa di ricevere i caccia F-16, ha ribadito che il suo Paese avrebbe bisogno di 160 caccia «per avere una forza aerea potente che non dia alla Russia la possibilità di dominare lo spazio aereo», considerando anche il ritardo delle forniture ritenute decisive. Zelensky, al di là degli slogan patriottici («non c'è forza che possa distruggere la nostra libertà e indipendenza»), ha esaltato i risultati ottenuti dai suoi militari «nei settori di Mykolaiv, Izyum, Kupyansk, Bakhmut e Severodonetsk», pubblicando alcune foto dei reparti operativi dell'esercito. Di particolare importanza, anche il cambio di strategia ucraino che ha portato a bombardare obiettivi strategici in Russia, grazie all'utilizzo di droni potenziati. «Uso riuscito delle nostre armi a lungo raggio: il bersaglio è stato colpito a 700 chilometri di distanza!», ha confermato Zelensky dopo il raid contro l'aeroporto militare russo di Pskov in cui sono stati distrutti almeno 4 aerei da trasporto russi Ilyushin Il-76.
Un modus operandi che sembra essere particolarmente efficace. La conferma arriva anche dal report dell'intelligence britannica secondo cui «la difesa aerea russa sta avendo difficoltà a individuare e distruggere i droni ucraini e probabilmente sta ripensando la sua posizione di difesa aerea nell'area tra Ucraina e Mosca per affrontare meglio questi attacchi». Secondo gli inglesi «è probabile che Mosca dovrà prendere in considerazione l'aggiunta di ulteriori sistemi di difesa aerea negli aeroporti che ritiene a rischio di attacchi di droni». Guerra dal cielo che va avanti di pari passo con quella sul campo. Un portavoce militare ucraino spiega che le forze armate stanno facendo progressi anche in direzione di Novoprokopivka, il villaggio dopo Robotyne in direzione di Melitopol, verso il Mar d'Azov. La cattura di Robotyne, all'inizio di questa settimana, ha permesso di sfondare la linea iniziale delle difese russe preparate durante l'inverno ed è considerata la chiave verso la Crimea. Una volta poi arrivati ai confini della penisola, ci saranno due strade: forzare la Russia a trattare ma questa volta da posizione di vantaggio, oppure continuare a sfondare e cercare di riprendersi tutta la Crimea. Obiettivi ambiziosi che portano il portavoce presidenziale Dmytro Kuleba ad alzare la voce: «I critici della controffensiva ucraina dovrebbero stare zitti. Equivale a sputare in faccia al soldato ucraino che sacrifica la sua vita ogni giorno», ha detto. Anche Kuleba poi ha ribadito l'appello ai rifornimenti di aerei per la difesa. «Ho invitato tutti gli Stati che utilizzano gli F-16 di unirsi a Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia nel contribuire alla coalizione per l'aviazione non solo con l'addestramento ma anche con la fornitura degli aerei. È qualcosa di semplice da fare adesso e spero che il mio appello venga accolto».
In Russia intanto, sembra montare sempre più malessere. Con l'informazione fortemente nelle mani del regime, e l'opposizione silenziata con ogni mezzo, resistono i blog semi clandestini e molti blogger militari russi, solitamente vicini al Cremlino, hanno iniziato a criticare i vertici delle forze armate per la loro incapacità di difendere il territorio e le struttura militari dagli attacchi ucraini. Ma problemi e polemiche interne riguardano anche l'Ucraina. Il tema caldo è sempre quello della corruzione per cui da mesi è in corso un repulisti che sembra non avere fine ma, anzi, conseguenze pesanti. L'ultimo scandalo sfiora anche il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, che potrebbe però diventare il prossimo ambasciatore ucraino a Londra.
Nel mirino un accordo con una società turca di proprietà di un ucraino, per la fornitura di 223 mila divise invernali con l'accusa di aver gonfiato il prezzo dai 26 dollari iniziali fino agli 86 dollari a capo dopo la consegna, tra l'altro contestata perché le giacche invernali non proteggevano dal freddo. Stando ad accuse e indiscrezioni ci sarebbero intrecci politici e scandali che rischiano di gettare discredito su alte sfere di Kiev.
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