
Le vie limitrofe a San Pietro pullulano di gente. Fin dalle prime ore del mattino i turisti si alternano a gruppi di giovani accompagnati dai preti delle loro parrocchie che sono giunti a Roma dal Nord Italia per il Giubileo degli adolescenti che si terrà regolarmente questo fine settimana, nonostante la morte di Papa Francesco. Il prete che guida la preghiera concede ai ragazzi di portare a turno la croce con la quale hanno fatto una breve processione in piazza, prima di entrare in Basilica.
Molti giovani arrivano anche dal Sudamerica, mentre altri sono arrivati in mattinata con l'autobus dalla Svizzera. «Ero così felice di venire a Roma, avrei dovuto vederlo di persona domani e invece», dice con un'aria di tristezza uno dei pochi ragazzi del gruppo che conosce l'italiano. Le forze dell'ordine faticano a fermare il via vai di fedeli che cercano di scavalcare le inferriate che proteggono l'obelisco al centro di piazza San Pietro per deporvi un mazzo di fiori o qualche candela con l'effigie di Papa Francesco. Il monumento dedicato ai migranti (una barca piena di rifugiati) che dal 2019, per volontà di Papa Francesco, si trova vicino al colonnato di sinistra di piazza San Pietro, invece, è diventato una sorta di meta per i turisti che si fermano a fotografarlo.
Alcuni fedeli, invece, cercano disperatamente una copia dell'edizione straordinaria dell'Osservatore Romano che ieri è andata a ruba. «Lo stiamo ristampando, tra un'oretta lo distribuiremo gratis in piazza e in via Conciliazione», è la risposta che arriva dalla redazione del quotidiano della Santa Sede.
Una delle prime persone che troviamo in fila per entrare in Basilica è l'ex deputata dem ed ex atleta paralimpica Laura Coccia che ora, lasciata la politica, vive e lavora a Bruxelles. «Oggi sarei dovuta andare a varcare la porta santa a San Giovanni, ma la morte di Papa Francesco mi ha spinto a venire San Pietro», dice mentre percorre il colonnato accompagnata dal marito. «Purtroppo me lo aspettavo, quando ha incontrato Vance si vedeva che non stava bene. Mi dispiace perché era un papa progressista, anche se il pontefice a cui sono più legata resta Wojtyla». Seduta sulla colonna del porticato di via della Conciliazione dove si trova la sala stampa vaticana c'è una suora polacca che recita il rosario con gli occhi lucidi: «Papa Francesco era molto bravo e mi dispiace che sia morto, ma ora dice - è in cielo e ha smesso di soffrire». Il nuovo Papa? «Sì, mi piacerebbe che fosse di nuovo un polacco. C'è il cardinale Konrad Krajewski, l'elemosiniere del papa, che è un uomo molto buono», dice prima di riprendere a pregare. Nel pomeriggio arrivano in piazza San Pietro anche tre suore africane che si trovano a Roma per motivi di studio. Una di loro ricorda che Papa Francesco era solito dire che «la Chiesa è una donna, la Chiesa è una madre» e osserva: «Per me è molto vero, perché la Chiesa è davvero molto feconda. Lo vedo nei doni e nei talenti delle persone: ci sono sempre nuovi volti, nuovi battesimi, nuove storie la Chiesa è come una madre che dà continuamente alla luce qualcosa di nuovo».
Un'altra suora che le è accanto dice: «Per tanto tempo le donne non sono state davvero riconosciute nella Chiesa, ma ora Papa Francesco aveva riconosciuto il loro valore e il loro posto e questo, per me, è davvero significativo».
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