È il giorno di Pontida, tutti gli occhi sono puntati sul «sacro suolo», ma la manifestazione leghista è già cominciata ieri pomeriggio. E ha fatto discutere. Molto.
Ad aprirla ci hanno pensato i giovani del Carroccio che, forse troppo euforici per la trentaquattresima edizione, hanno attaccato l'alleato di governo Antonio Tajani. Striscioni, cori: «Tajani, Tajani, vaffa!» hanno urlato (con modalità che ricordano le intemperanze grilline) durante un piccolo corteo improvvisato in mezzo al fango, capeggiato dal consigliere comunale della Lega di Milano Alessandro Verri.
«Tajani è un moderato, noi no!» hanno detto i giovani che, tra fumogeni e bandiere, hanno issato uno striscione eloquente: «Ius scholae in vista, Tajani scafista?» È questo il modo con cui i giovani della Lega hanno risposto alla proposta di legge presentata proprio ieri da Forza Italia sullo Ius Italiae.
Una proposta che non piace affatto ai leghisti. Né ai giovani, né ai vecchi. Lo ha ribadito lo stesso Salvini: la legge sulla cittadinanza "va bene così com'è ha detto il leader della Lega che, intervenuto alla festa dei giovani, ha rimproverato i ragazzi: Non stiamo giocando, non possiamo scherzare - e ha precisato - Gli avversari non sono in maggioranza, sono fuori. Quei ragazzi sono 4 o 5 scemi, chiedo scusa a nome loro. Antonio Tajani è un amico e un alleato, come Giorgia Meloni. Testa bassa, sguardi imbarazzati, i giovani militanti hanno recepito il messaggio. Nel tendone bianco, quello usato per spillare la birra e cuocere la salamella, dove sono riuniti i militanti, torna il sereno. Siamo oltre mille giovani provenienti da tutta Italia ci dice soddisfatto Luca Toccalini, segretario giovanile del Carroccio. Qui parliamo di autonomia, il primo passo verso il grande sogno federalista - dichiara Toccalini, che ci tiene ad aggiungere - «Discutiamo di scuola, università, ma non di Ius Scholae o Ius Italie, non ce lo ha chiesto nessun giovane, non è un tema che interessa noi e non dovrebbe interessare nemmeno gli alleati di governo» punzecchia il parlamentare prima di ascoltare l'intervento del segretario. Da Forza Italia, invece, si alza l'indignazione per i cori contro il loro segretario, Tajani, e quelli contro il meridione. Già, perché se in questi anni Matteo Salvini si è speso molto per ridare un nuovo volto alla Lega eliminando, per esempio, la parola nord dal simbolo e dal vocabolario del perfetto leghista, i duri e puri non cambiano idea. A dirlo è anche lo slogan dei giovani che campeggia alle spalle del palchetto: «La forza delle radici». «Noi siamo i giovani padani: secessione, secessione!» hanno rivendicato a gran voce. «Abbracciare i giovani che vengono qui dalla Campania o dalla Sicilia è per me un orgoglio, chi non lo ha capito vada via - ha detto Salvini arrivando -. Non stiamo giocando: gli attacchi alla maggioranza lasciamoli a Schlein o Conte, a quelli del campetto largo" ha tuonato Salvini, rimettendo tutti in riga anche gli autori dello striscione contro Tajani al quale lo stesso Salvini chiede scusa: «Antonio è un alleato, ogni alleato è un amico».
In serata ci ha pensato il generale Roberto Vannacci a riaccendere gli animi, ma su altre battaglie. Le sue, quelle solite. Coccolato, quasi osannato dai giovani che, armati di tenda, come soldati, hanno passato la notte sul pratone. Un pratone pronto oggi ad accogliere oltre 200 giornalisti, oltre che migliaia di partecipanti, anche stranieri.
Già, perché quella di oggi sarà la Pontida più internazionale di sempre con tutti i leader europei di
destra chiamati a raccolta da Salvini, sempre più convinto di fare da collante in Europa e portavoce delle politiche migratorie. Le stesse che lo hanno trascinato in tribunale e, per le quali, rischia sei anni di carcere.
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