«La Torah è l'arma segreta di Israele contro tutti i nemici», tuona Aryeh Deri, leader del partito ultraortodosso Shas, che vuole mettere sullo stesso piano gli haredim - gli ebrei che applicano i precetti religiosi nel modo più oltranzista - e i soldati israeliani impegnati contro Hamas e Hezbollah. Il commento arriva dopo la storica sentenza della Corte Suprema in Israele, un pronunciamento destinato a creare nuove tensioni e che minaccia la tenuta del governo di Benjamin Netanyahu. La Corte ha stabilito all'unanimità che, dopo decenni di esenzione, l'esercito deve iniziare ad arruolare anche gli ebrei ultraortodossi. Per i nove giudici - tra cui due ultraconservatori, praticanti religiosi - non c'è più base giuridica per «concedere l'esenzione totale dal servizio militare obbligatorio agli studenti delle yeshivah» (le scuole religiose), che finora hanno evitato l'arruolamento, mentre gli altri sono a combattere a Gaza e al confine con il Libano.
«Una vittoria storica», si rallegra il «Movimento per la qualità del governo», il gruppo la cui petizione ha portato al pronunciamento dell'Alta Corte. La sentenza riguarda in tutto 67mila giovani maschi che praticano l'ebraismo più tradizionalista ed estremista, difesi dai partiti ultraortodossi che sostengono l'esecutivo Netanyahu e dai ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir. E i due leader dell'estrema destra religiosa potrebbero mettere a rischio la coalizione di governo adesso che i giudici hanno ritenuto «illegale» l'ordine di non arruolare gli Haredim, imposto dall'esecutivo all'esercito nel 2023 e i suoi precedenti. Per il loro coinvolgimento militare si battono da mesi migliaia di israeliani, convinti del principio stabilito dalla Corte, cioè che l'esenzione dalla leva obbligatorio per gli ultrareligiosi rappresenti «una diseguaglianza il cui peso è ancora più grave nel mezzo di una dura guerra». Per questo sono scesi in piazza, come hanno fatto gli ultraortodossi per difendere il proprio status.
A sostenere gli israeliani laici e moderati c'è il leader dell'opposizione, Yair Lapid, che dopo decenni di scontro sul tema, chiede al governo di dare immediatamente inizio alla leva di massa degli studenti delle yeshivah, come vuole la Corte: «La Torah non è una scusa per evadere e il Talmud non è una scusa per rifiutare», spiega citando anche lui i testi dell'ebraismo. Eppure il rabbino capo Yitzhak Yosef nei giorni scorsi è stato chiaro: «Se ci costringerete ad arruolarci nell'esercito, ci trasferiremo all'estero - ha detto durante il sermone nella sinagoga Yazdim di Gerusalemme - La morte è comunque preferibile alla divisa militare».
Netanyahu è in grave difficoltà. Anche perché la sentenza ha anche vietato allo Stato di finanziare le scuole religiose ultraortodosse per gli studenti che le frequentano al posto del servizio militare. Il primo ministro potrebbe anche tornare a legiferare per gli Haredim, ma diversi membri del suo stesso partito, il Likud, hanno già fatto sapere che non voterebbero il provvedimento mentre migliaia di israeliani vengono chiamati al fronte a rischiare la vita. E già ieri sera l'ufficio del Procuratore generale ha dato ordine di arruolare subito 3mila ultraortodossi dall'1 luglio.
L'aria si fa sempre più pesante in Israele, dopo quasi 9 mesi di guerra. L'esercito ha annunciato di aver ucciso 13 familiari del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, in un attacco a Gaza, compresa la sorella Zaher, che non ricopriva ruoli nel movimento. Eppure non si placano le tensioni fra premier e vertici militari.
Secondo Haaretz e Jerusalem Post, la moglie del primo ministro, Sara Netanyahu, in un incontro con le famiglie degli ostaggi avrebbe accusato i capi dell'Idf di un tentato golpe contro il marito. La notizia è stata smentita da due ex rapiti presenti all'evento. Ma è evidente che il clima attorno al capo del governo è sempre più avvelenato.
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