La protesta in tenda degli universitari ci insegna una cosa: che, oltre al mercato immobiliare, forse anche le città devono cambiare e rispondere con più flessibilità alle esigenze di chi le vive.
Architetto Mario Cucinella, è d'accordo?
«Mi sorprende che per sollevare un problema del genere ci sia voluta una manifestazione degli universitari. Lo sappiamo da anni che gli affitti sono troppo cari per i fuori sede, che ci sono tanti speculatori e che i posti letto dei campus non sono sufficienti. È come quando sono esplose le proteste per salvare l'ambiente. Prima non lo sapevamo?».
Anche la guardia di finanza si è mossa per verificare affitti in nero e prezzi eccessivi.
«E fino a ieri cosa ha fatto? È da decenni che è così».
Però non esiste ancora un censimento degli immobili in disuso da riutilizzare per gli studenti.
«Bisogna cominciare da quello ma teniamo presente che solo per una concessione di solito ci vuole un anno. Nell'edilizia i tempi non sono mai rapidi».
Quindi l'idea di riqualificare le ex caserme traballa?
«Ci vuole innanzitutto un piano attuativo per cambiare le destinazioni d'uso. A meno che non si inventino scorciatoie, procederà tutto a rilento».
E quindi quale potrebbe essere una soluzione più rapida?
«Vanno bene, benissimo, i gradi progetti di riqualificazione degli immobili in disuso ma nel frattempo si potrebbero realizzare degli studentati temporanei, magari all'interno di edifici industriali messi in sicurezza. Ci vogliono progetti snelli, semplici e rapidi per dare una risposta agli studenti prima che si laureino. Fuori la creatività!».
Bella sfida per un architetto.
«Consideriamo che i giovani sono in grado di far rivivere un quartiere. Cominciamo a pensare ad aree ibride, in cui convivono gli universitari, le scuole, gli asili ma anche gli ambulatori e i parchi. Creiamo punti di incontro urbani tra giovani e anziani, con un housing non solo sociale ma dedicato anche alle fasce medie».
Il Pnrr realizzerà tutto questo?
«Prima insegniamo alle piccole amministrazioni comunali a gestire i bandi e i soldi. Altrimenti non sarà sufficiente buttare sul tavolo valanghe di denaro».
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