Tutto si perde nelle brume della Prima Repubblica, quando Luigi Di Maio - attuale ministro degli Esteri - ancora doveva venire al mondo, e suo padre Antonio lo precorreva nella passione per la politica. Militante della Dc campana, quella dei Gava e dei Pomicino: ma per lui soprattutto quella di Vincenzo Scotti, andreottiano, l'uomo del grande centro dc. Che negli anni Ottanta ottiene per l'amico Di Maio un posto nella lista delle comunali di Napoli. Trombato.
Ma certe amicizie non finiscono. E così quando è Di Maio junior a lanciarsi nell'agone della politica, il papà gli presenta don Vincenzo, che nel frattempo ha dato vita alla Link Campus: i due si capiscono al volo. Scotti è in cerca di nuovi sponsor politici per la sua creatura, perché la vecchia sponda con il Pd romano ormai vacilla, sotto il peso delle inchieste giudiziarie; Di Maio capisce in fretta che la Link può diventare per i grillini quello che le Frattocchie erano per il Pci, la scuola quadri dove militanti carichi di entusiasmo ma inesperti alla cose romane possono venire formati. Ad affascinare Di Maio è anche il mondo che si muove dietro la Link, affollato di grandi sbirri, generali dei servizi segreti, americani in odore di Cia.
Ed è in quel mondo che uomini e donne dei 5 Stelle trovano alla link il loro habitat. È così per Angelo Tofalo, deputato salernitano, che alla Link approda direttamente dal Copasir, il comitato di controllo dei servizi segreti: si iscrive ai master, non salta una lezione, esce a pieni voti. E dove approda? Direttamente al ministero della Difesa, sottosegretario nel Conte 1 e nel Conte 2.
Il suo capo, al ministero, è Elisabetta Trenta, moglie di un ufficiale dell'esercito, aspirante agente segreto, anche lei legata a filo doppio alla Link dove ha anche insegnato: come pure Emanuela Del Re, che diviene viceministro degli Esteri, e Paola Giannettakis, che i grillini piazzano in un'azienda di Stato che conta più di un ministero, Leonardo. Le Frattocchie grilline, evidentemente, hanno fatto il loro lavoro.
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