Milano. Il giorno dopo non possono spegnersi e nemmeno attenuarsi le polemiche sul video della trans brasiliana Bruna, 41 anni, brutalmente aggredita dalla polizia locale in via Sarfatti, davanti all'università Bocconi, e filmata da due studenti, ma i «giochi», d'ora in avanti, si definiscono in Procura. Dove, però, di prima mattina, ci tengono subito a chiarire che «i tempi della giustizia non sono quelli dei giornalisti». Quindi, senza fretta, per il momento resta a carico di ignoti il fascicolo aperto con l'ipotesi di reato di lesioni aggravate dall'aver commesso il fatto con abuso dei poteri. Ieri mattina intanto la polizia locale, coordinata dal procuratore capo Marcello Viola e dall'aggiunto Tiziana Siciliano, era già in possesso delle testimonianze di chi aveva assistito sia alla parte iniziale della vicenda, in via Giacosa, davanti all'area verde del «Trotterino». Tra questi l'operatore ecologico dell'Amsa che avrebbe avuto un litigio con la transessuale in via Giacosa e un altro vigile impegnato nel controllo del traffico per l'ingresso dei bambini nella scuola elementare «Casa del Sole» poco distante dal «Trotterino» che in Procura ha consegnato la sua relazione di servizio arrivata sul tavolo dei magistrati insieme a quella delle due pattuglie coinvolte in via Sarfatti. Con l'aiuto dell'università, inoltre si stanno rintracciando i due studenti autori dei filmati finiti negli atti d'inchiesta che riprendono quattro agenti immobilizzare sul marciapiede la trans colpendola più volte con uno sfollagente. Tuttavia sia gli agenti ripresi nei video fatti con il telefonino sia la vittima, denunciata a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale, devono essere ancora sentiti.
Per offrire assistenza legale e dare tranquillità a Bruna intanto si è fatto avanti anche il consolato brasiliano. La donna, intervistata ieri da La Repubblica, è sembrata categorica e chiarissima nella sua ricostruzione dei fatti: «Ero molto agitata e su di giri, avevo litigato con alcuni sudamericani, ma non è vero che ero nuda al parco - ha spiegato alla giornalista - Sono scappata dalla macchina perché avevo paura che mi picchiassero ancora: anche al Trotter e in macchina mi avevano strattonata tutta. Così mi sono nascosta dietro a un'aiuola, ma mi hanno trovata. Ero seduta, avevo le braccia alzate dicendo di non picchiarmi. Invece ho preso colpi in testa, al fianco, ancora alla testa. Mi sono sentita trattata come un cane, solo la donna vigile è stata gentile con me». Quando le hanno domandato cosa fosse accaduto dopo Bruna ha risposto: «Mi hanno lasciata ammanettata sulla macchina per venti minuti fuori dall'ufficio dei vigili. Anche in auto mi hanno colpita insultandomi». «Se farò denuncia? Credo di sì, ma ho paura» ha concluso la donna che adesso ha tempo 90 giorni per formalizzare la denuncia senza la quale la Procura non potrà continuare l'inchiesta.
Mentre i magistrati stanno ancora valutando se indagare tutte le divise presenti o solo chi materialmente nel video si vede colpire la 41enne, le testimonianze già formalizzate e le immagini acquisite - sia i filmati amatoriali degli studenti poi postati sul web che quelli ripresi dalle telecamere della zona - anche alla luce di quanto dirà la brasiliana in sede d'interrogatorio serviranno più che mai a fare luce su quanto accaduto a pochi passi dal Parco Trotter
e davanti alla Bocconi. In Procura però non nascondono quanto sia «complicato» ricostruire la «dinamica del durante», ossia il tragitto in auto, fino a quanto ripreso dai cellulari e postato sui social da alcuni studenti.
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