Minacce di morte, spaccio di droga, proposte sessuali e indifferenza. Ecco cosa ha visto e subìto l'ex star del tennis, Boris Becker, durante gli 8 mesi di carcere nel Regno Unito. Lo racconta lui stesso, spendendo lacrime, ora che è tornato in Germania, dopo essere stato scarcerato e infine espulso sei giorni fa.
«In carcere non sei nessuno. Non sei altro che un numero. Il mio era A2923EV. Non mi chiamavano Boris. Ero un numero. E a loro non frega un ca...o di chi sei», ha detto Becker nell'intervista esclusiva rilasciata al canale tedesco Sat.1 e andata in onda integralmente ieri sera. «Penso di aver riscoperto la persona che ero una volta». Ma per riuscirci ne ha passate parecchie. «Un prigioniero di nome John mi ha detto che se non avessi fatto questo o quello, mi avrebbe ucciso» ha spiegato, aggiungendo di essere entrato in confidenza con altri tre detenuti «che mi hanno salvato la vita. A ottobre, un altro prigioniero mi ha spiegato esattamente come voleva uccidermi. Per fortuna ha avuto l'appoggio di quei tre compagni e questo è venuto a chiedere scusa», ha aggiunto tra le lacrime. Un incubo e l'ammissione di essere «impazzito»: «Avevo due grosse preoccupazioni, la cella condivisa, ero fottutamente spaventato. E anche la doccia. I film non mi hanno aiutato, quando vedi il sapone che cade sul pavimento...».
La prigione «è estremamente affollata, estremamente sporca, estremamente pericolosa, con assassini, offerte sessuali, spaccio di droga, ogni genere di cose... e devi prenderti cura di te perché le guardie non lo faranno».
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