In carcere, ma non subito. È questo l'orizzonte temporale in cui si iscrive il destino di Chiara Petrolini, la baby sitter - studentessa 22enne di Traversetolo che, in meno di due anni, all'insaputa di genitori e fidanzato, ha partorito in casa e sepolto i suoi bimbi sotto le siepe della sua villetta gialla, sulle prime colline parmensi. La Procura di Parma ne aveva chiesto da subito l'arresto, quando, in meno di un mese fra il 9 agosto e il 7 settembre -, riemersero i resti dei due neonati dal giardino, precipitando una tranquilla comunità nello choc e nel dubbio.
Il tribunale optò allora per i domiciliari, affidando Chiara proprio a quei genitori che nulla avrebbero inteso e compreso di questa figlia, accusata di omicidio premeditato, aggravato dalla parentela e doppia soppressione di cadavere. All'epoca il tribunale aveva anche derubricato in occultamento di cadavere la sorte del primo bimbo, nato il 14 maggio 2023: in questo caso i rilievi non hanno ancora chiarito se, pur arrivato a 40 settimane di gestazione, il piccolo fosse nato già morto, così come avrebbe ammesso Petrolini, nelle poche dichiarazioni rese fino ad oggi. Il secondo bimbo, invece, era sicuramente nato vivo la notte del 7 agosto 2024, prima che Chiara, dopo averlo dato alla luce, consultando il cellulare su ogni fase del parto, non clampando il cordone, lo avrebbe condannato ad una morte per dissanguamento in pochi minuti. La Procura ha fatto di nuovo appello e il Riesame di Bologna ha accolto in toto la tesi di Alfonso D'Avino: Chiara deve andare in carcere. Non solo: nel caso del bimbo nato e morto a maggio 2023, non si può parlare «solo» di occultamento ma, in ogni caso, di soppressione di cadavere. Il dispositivo della decisione è stato depositato dal collegio formato dai giudici Barbensi, Poschi, Melloni con provvedimento di tre giorni fa.
L'esecuzione della misura è, però, sospesa almeno per altri 45 giorni. Devono essere depositate le motivazioni e la difesa di Petrolini farà verosimilmente ricorso per Cassazione, come già chiarito dall'avvocato Nicola Tria: «Anche in vista di un ricorso, gli arresti domiciliari sono adeguati alle circostanze perché la misura cautelare non può e non deve mai rappresentare un'anticipazione della pena». Di segno opposto il parere della Procura che sottolinea come proprio l'ambiente familiare non sia adeguato per Petrolini, pur nella tutela di una così giovane donna e pur nella presunzione di innocenza, sottolineata più volte dal procuratore parmigiano D'Avino.
«Attendiamo di sapere quale sarà la decisione definitiva», ha ribadito Monica Moschioni, difensore di Samuel G., ex fidanzato e padre negato dei due bimbi. Lui vorrebbe riconoscere i bimbi e organizzare un funerale a quei figli che non conoscerà mai.
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