Giorgio Battisti, generale degli alpini non più in servizio attivo è un veterano dell'Afghanistan. E conosce bene la minaccia del terrore che può annidarsi nel nuovo Emirato islamico.
I talebani ripeteranno l'errore di ospitare un nuovo Osama Bin Laden?
«Inizialmente cercheranno di mantenere un profilo verso l'esterno il più moderato possibile per poter usufruire del supporto da parte della comunità internazionale. Sia Al Qaeda che l'Isis, però, sono presenti in Afghanistan. E da diversi rapporti sui gruppi terroristici è confermato lo stretto legame per reciproci benefici tra al Qaida e i talebani (rifornimenti, supporto e addestramento in cambio di protezione) che non è mai venuto meno».
Quanti sono i terroristi eredi di Bin Laden?
«Sono attivi, prevalentemente lungo il confine con il Pakistan, circa 400/600 combattenti del gruppo terroristico. E i talebani hanno regolarmente consultato Al Qaeda durante i negoziati con gli Usa e offerto garanzie di onorare il loro storico legame».
Ci sono gruppi terroristici a cavallo tra Afghanistan e Pakistan. Su quanti uomini contano?
«Secondo gli Usa e l'Onu l'Afghanistan ospita da tempo una ventina di gruppi terroristici attivi ai due lati del confine tra Afghanistan e Pakistan. In queste formazioni sono presenti militanti stranieri, tra cui circa 6/7.000 pakistani e alcune centinaia provenienti dal Bangladesh, Cina, India e Myanmar».
Dall'Afghanistan potrebbero ripartire attacchi all'Occidente?
«Al momento no, ma oggi il terrorismo jihadista, rappresentato principalmente dall'Isis e da al-Qaida, si basa su di un network internazionale di formazioni affiliate che possono agire e colpire sulla base delle indicazioni ricevute».
I pachistani hanno appoggiato i talebani e conoscono i gruppi del terrore?
«Il Pakistan continuerebbe ad assicurare accoglienza ai talebani e ad altri gruppi, in particolare la rete Haqqani, che agiscono in Afghanistan».
Uno dei pezzi grossi dei talebani è proprio il figlio di Haqqani. La sua rete è temibile?
«È considerato la formazione più efficace negli attacchi terroristici. Secondo fonti di intelligence i sanguinosi attacchi avvenuti in Kabul negli ultimi anni sarebbero stati effettuati da questa formazione».
L'Afghanistan talebano può diventare il catalizzatore delle formazioni jihadiste internazionali?
«L'Emirato islamico dell'Afghanistan potrebbe essere un modello di regime da esportare per analoghi movimenti che intendono assumere il controllo di un Paese o di una regione. Certo, ora può diventare un grande santuario per il terrorismo jihadista».
La vittoria talebana ringalluzzisce anche gli estremisti che vivono in Italia e in Europa?
«La tragedia afghana, e il modo in cui si è conclusa, è un dramma ben peggiore della caduta di Saigon del 1975. L'ingresso delle bandiere bianche con le scritte nere dei talebani nel palazzo presidenziale di Kabul, del 15 agosto, rimarrà una data simbolica per i nostri avversari da celebrare due volte: i vent'anni degli attentati alle due torri e la sconfitta degli Usa sul campo.
Un evento che verrà enfatizzato dalla jihad transnazionale per rimarcare la debolezza dell'Occidente incapace di lottare per i propri valori e, soprattutto, per i propri alleati. Una debolezza che rischiamo di pagare pesantemente».
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