I partiti, sempre più poveri, chiedono soldi ai candidati: 30mila euro per un posto sicuro

Dalla legge sul 2 per mille solo briciole. Vuoi diventare parlamentare? Prima paga il contributo. Pd e Forza Italia chiedono circa 30mila euro per un posto in lista considerato sicuro

I partiti, sempre più poveri, chiedono soldi ai candidati: 30mila euro per un posto sicuro

Partiti e movimenti politici affrontano le prossime elezioni con le casse vuote, o quasi. Ciò deriva dai robusti tagli effettuati negli ultimi anni e dalla scarsa adesione degli italiani al meccanismo del 2 per mille, attraverso il quale dal 2014 ciascuno di noi può finanziare un partito attraverso una firma sulla propria dichiarazione dei redditi. Solo che pochissimi firmano e nel 2017 i partiti hanno incassato, complessivamente, solo 15 milioni. Che non sono pochi ma paragonati a quelli che percepivano gli anni prima dei tagli (190 nel 2011, 160 nel 2012), sono solo briciole. La parola d'ordine, quindi, è spendere meno e tagliare ogni spesa che non sia strettamente necessaria.

Il finanziamento pubblico si è assottigliato sempre più, e questo i cittadini sembrano gradirlo, perché certi eccessi non erano più tollerati. Resta il fatto che la politica costa e per farla c'è bisogno di soldi. Quindi, come fare? Ci si arrangia con le cene, le tessere, il 2 per mille e, per chi ancora le fa, le feste di partito. Qualcuno ha provato anche con gli sms, visto che la legge lo consente (dona un euro), ma visto che non si tratta di raccolte fondi umanitarie (tipo quelli che scattano dopo i terremoti) gli operatori telefonici si prendono una bella fetta. Così c'è una nuova fonte di finanziamento: la "tassa" da far pagare ai candidati aspiranti parlamentari. Un contributo chiesto a chi si candida per sostenere le spese. Sono varie le tariffe che vengono applicate, come scrive "Il Giorno". Si possono richiedere anche trentamila euro per un seggio considerato quasi sicuro. Ovviamente certezze di essere eletti non ve ne sono, dipende da quanti voti prenderà il partito. Però a seconda della posizione in cui si è messi in lista, e in quale collegio, si possono avere maggiori o minori chance di approdare in Parlamento.

Partiamo dal sistema proporzionale. Chi è capolista o nella parte alta del listino, si vede recapitare dal Pd un invito con tanto di Iban del conto del Nazareno. Per quelli che sono in lista ma più indietro, invece, si vedrà più avanti, in caso di elezione. Per il sistema maggioritario, invece, non vi sono "tasse" da pagare. Si dà per scontato che il candidato si dia da fare spendendo per la propria campagna elettorale. Forza Italia dovrebbe chiedere lo stesso contributo del Pd, anche se il conto verrà presentato dopo. La Lega chiede a tutti i candidati di dare subito il contributo, definito "una sorta di prestito infruttifero". Il tesoriere Giulio Centemero spiega che sarà di ventimila euro e in caso di mancata elezione la somma verrà restituita. Chi invece verrà eletto vedrà trasformarsi il prestito in elargizione, con relativo beneficio fiscale previsto dalla legge.

E il Movimento 5 Stelle come si regola? Per ora non si hanno notizie di richieste contributi.

Resta il vincolo, per ciascun parlamentare eletto, di corrispondere 300 euro al mese per il "mantenimento delle piattaforme tecnologiche". Ciascun candidato nei collegi uninominali dovrà pagarsi la campagna elettorale, o farlo attraverso il proprio comitato elettorale (raccogliendo finanziamenti).

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