I pensionati di guerra? Un esercito da un miliardo

I dati Inps-Istat svelano la moltiplicazione dei beneficiari. Reduci, vedove e orfani: ecco chi incassa le prestazioni

I pensionati di guerra? Un esercito da un miliardo
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La guerra è finita da quasi ottant'anni, ma l'esercito dei pensionati di guerra scoppia di salute. E costa al contribuente circa un miliardo di euro l'anno.

I dati del casellario Inps-Istat del 2022 e 2023 sono i impressionanti e costituiscono un mistero glorioso della pubblica amministrazione del nostro Paese. Nel 2022 le prestazioni assistenziali, come vengono chiamate in gergo, sono state 111.736 con un esborso di 999 milioni e 980 mila euro. Appena sotto il muro simbolico del miliardo che però è stato allegramente superato nel 2023: qui gli assegni hanno raggiunto la quota vertiginosa di un miliardo, tredici milioni e 7 mila euro per un totale di 102.724 assistiti.

Possibile? Per un attimo si resta interdetti davanti a cifre così alte: il profano potrebbe pensare che l'Italia sia ancora impegnata in qualche conflitto, ma per fortuna non è così.

La verità è più prosaica e ha a che fare con le stratificazioni normative e con i riflessi corporativi che hanno portato ad un allargamento delle griglie della legge. Così ai soldati del Secondo conflitto mondiale si sono affiancati i reduci dei campi di concentramento, poi i militari che hanno combattuto nei lunghi decenni successivi nelle missioni gestite dalle Forze armate, ad esempio sotto le bandiere dell'Onu. E poi ancora quelli che sono saltati sui residuati bellici, vittime pure loro per il legislatore della stessa furia. C'è quindi l'esercito evergreen degli orfani e delle vedove. Infine, ci sono quelli che hanno imbracciato il fucile in qualche angolo del mondo, poi sono tornati alla vita di prima, ma in seguito si sono ammalati e la malattia e la morte state ricollegate a quell'esperienza pesantissima.

Come spesso succede in Italia, la platea dei beneficiari si è allargata a dismisura, raggiungendo cifre da capogiro.

Al ministero dell'Economia prendono in considerazione solo una porzione di questa realtà e delimitano un perimetro più circoscritto: secondo questo conteggio le pensioni di guerra sono 43mila, divise in due grandi gruppi: quelle dirette, 9381, e quelle indirette che sono 34191. E però a leggere le voci che compongono questi due sottoinsiemi c'è da farsi venire il mal di testa. Sono 7723 le pensioni di guerra vere e proprie, dalla prima all'ottava categoria, poi ci sono 1448 pensioni di guerra per perseguitati politici, e altre 210 per ex internati in campi dì concentramento. E poi ancora ci sono, classico dei classici, 31971 reversibilità e a seguire altre nicchie, con importi modesti.

Ci si perde nella selva oscura delle norme, delle sentenze della Corte dei conti, delle interpretazioni e degli aggiornamenti.

E però, leggendo qua e là, si riesce almeno in parte a penetrare il mistero dei numeri che paiono obiettivamente sorprendenti per quello che in prima battuta sembra un fenomeno residuale. E invece no: si scopre che le pensioni di guerra sono state concesse per «infermità contratte in eventi bellici anteriori» alla data spartiacque del 31 gennaio 1979. Insomma, gli ingressi sono rimasti aperti per un trentennio e più dopo il 25 aprile e la fine delle ostilità. Siamo dentro un labirinto all'italiana, da un'estensione all'altra, in cui è difficile orientarsi anche perché il linguaggio è quello burocratico dello Stato. In questa armata ecco spuntare anche gli «infortunati civili per le infermità contratte a causa di eventi imprevedibili (esplosione di ordigni bellici rinvenuti accidentalmente)».

Siamo, semplificando ma non troppo, nel girone dei mutilatini, quelli cari a don Gnocchi che li portò in visita da De Gasperi e da Papa Pacelli.

Insomma, di spiegazione in spiegazione, si arriva secondo il casellario Inps- Istat a un totale che supera, di poco, il miliardo di euro. Niente male: più che un paese in pace sembra un paese che abbia appena dichiarato guerra al nemico.

D'altra parte tutele e protezioni coprono un ventaglio di situazioni assai diverse: le pensioni

indirette spettano per esempio non solo alle vedove e ai figli minorenni, ma anche ai maggiorenni se inabili.

Così l'Inps paga per conto del Mef e la fine della guerra è almeno sul piano previdenziale ancora lontanissima.

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