I piccoli partiti adesso tremano. Lo spettro della soglia al 5% può cancellare mezzo Parlamento

L'intesa azzurri-dem sullo sbarramento più alto è una minaccia soprattutto per Alfano. E su questo tema può saltare il governo

I piccoli partiti adesso tremano. Lo spettro della soglia al 5% può cancellare mezzo Parlamento

Roma - Nell'interminabile partita a scacchi sulla legge elettorale, ieri saltava agli occhi un curioso punto d'incontro tra il Pd e Forza Italia. L'idem sentire riguarda la soglia di sbarramento, ossia il risultato minimo che una lista deve acciuffare per avere rappresentanza in Parlamento. Ettore Rosato, potente capogruppo piddino alla Camera, ha parlato del «5% come nostro punto fermo». Nello stesso istante l'omonimo forzista Renato Brunetta ha acconsentito: «Basta che le soglie di sbarramento siano omogenee tra Camera e Senato: il 5% va bene, siamo disponibili a discuterne». Insomma, la «quadra» sulle soglie minime potrebbe essere un primo step per arrivare a un intesa ma sopratutto apre scenari inquietanti per i cosiddetti piccoli che verrebbero tagliati fuori.

Con questa soglia trema Alfano, che i sondaggi danno con un consenso da prefisso telefonico o poco più. Il suo intento è quello di mettersi insieme agli altri cespugli centristi e raggranellare qualche voto in più; ma se una soglia al 3% potrebbe farlo sperare, quella del 5% per lui sarebbe irraggiungibile. C'è chi maligna: «Renzi lo fa apposta. Il suo vero obiettivo è anticipare il voto. E quale modo migliore ha se non quello di armare la mano di Alfano che potrebbe far cadere Gentiloni prima che si faccia una legge elettorale che lo butterebbe fuori dal Parlamento?». Non solo: con il limite del 5% Renzi si sbarazzerebbe anche di tutta la paccottaglia che sta alla sua sinistra: dagli scissionisti di Mdp ai Verdi passando per Sinistra italiana e i progressisti di Pisapia.

Tutti questi cespugli, però, potrebbero salvarsi con l'attuale proposta del Pd: il Verdinellum. La carta che mette sul tavolo Renzi è un ibrido tra maggioritario e proporzionale, un 50/50 che tenta la Lega ma anche quelli di Ala, cespuglietto di Verdini, e la pattuglia di fittiani. Naturalmente, forte del risultato ottenuto alle primarie, qualora i piccoli di sinistra si sedessero al tavolo per dar vita a una coalizione, conterebbero come il due di briscola: poco più di nulla.

Berlusconi, però, del Verdinellum non ne vuol sentir parlare. La quota maggioritaria stritolerebbe gli azzurri perché il Nord andrebbe o al Pd o alla Lega, il centro a Renzi e il sud al Movimento 5 Stelle. Sia mai. Molto meglio un proporzionale puro; meglio ancora se con il premio alla coalizione per non doversi maritare con la Lega sempre più salviniana. Il proporzionale, tra l'altro, è un'ipotesi che resta in campo nella versione del Consultellum, ossia l'Italicum corretto dalla Corte costituzionale. Rosato non esclude che, se non passasse il Verdinellum (cosa probabile perché al Senato i numeri non sono così certi, ndr), alla fine si possa andare a votare con l'Italicum corretto dalla Corte. Ma anche in questo caso entrano in gioco altre variabili. Il sistema assegna, alla Camera, un premio di maggioranza alla lista che ottiene il 40% dei voti. Attualmente, in base ai sondaggi, nessuna lista ha la forza di raggiungere quella soglia. Il Cavaliere è fermo nel chiedere che almeno il premio vada alla coalizione ma Renzi pare non sentirci. E quindi? L'unica soluzione sarebbe quella di fare un listone che tenga dentro tutto il centrodestra, il più allargato possibile. Per Salvini, oggi, però sarebbe quasi impossibile posto che un giorno sì e l'altro pure picchia duro sul leader di Forza Italia.

«Così ci facciamo male tutti - ammette sconsolato un forzista - Ancora una volta è Berlusconi quello che ha più buon senso e non risponde al capo del Carroccio. Quando capirà, Salvini, che così facendo fa male a se stesso e a tutto il centrodestra?».

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