Lei 15 anni, lui 17 all'epoca dei fatti. Una coppia diabolica che ha vessato e minacciato il padre di lei al punto da indurlo al suicidio.
G.M., 48 anni, fu trovato impiccato in casa, nella periferia di Palermo, nel marzo del 2024. A svelare gli inquietanti retroscena di quell'arresa da parte di un padre che, rimasto vedovo, non era riuscito a far rigare dritto la figlia e veniva continuamente messo sotto pressione da lei e dal fidanzatino, figlio di mafioso, per estorcergli denaro, sono i messaggi che la coppia si scambiava ogni giorno per pianificare le mosse da compiere. I due fidanzati studiavano cosa dire al 48enne, come pressarlo per indurlo a farsi consegnare i soldi.
Lei mirava a mettere le mani su cinquemila euro quale metà dell'eredità lasciata dalla madre alla sua prematura scomparsa per un tumore nel 2023. È quanto sarebbe emerso dall'inchiesta. Dietro a quel suicidio, insomma, c'era un piano diabolico che aveva sgretolato messaggio dopo messaggio la vittima fino alla resa. Lo provano le numerose minacce concordate sui cellulari dei due aguzzini e le tremende parole custodite nella messaggistica di whatsapp della vittima che, alla fine, non ha retto e ha deciso di farla finita.
La coppia ha operato diabolicamente per tre mesi consecutivi, dal dicembre 2023 al marzo 2024, periodo in cui ha continuato a chiedere denaro minacciando il 48enne, in caso di diniego, di screditarlo come genitore. Lei minacciava che non sarebbe più andata a scuola e avrebbe fatto intervenire i servizi sociali.
Il 48enne si è trovato stretto in un'escalation di minacce, ricatti ed estorsioni. La figlia lo ha anche minacciato che lo avrebbe accusato di averla violentata, la peggiore delle infamie per un genitore. E ancora, rimasta incinta, ha usato il bambino che doveva nascere per ricattare il papà: rivelandogli della gravidanza gli aveva detto di essere intenzionata a suicidarsi e, di conseguenza, di volere togliere la vita pure al nascituro, se non gli avesse dato un sostegno economico. Per fortuna era solo una minaccia. La bambina è nata ed è stata affidata a un tutore legale. I due ragazzi avrebbero sostenuto di essere stati minacciati da altre persone e se non avessero pagato avrebbero subito ritorsioni.
Al padre non solo minacce meramente psicologiche, perché ci sono anche quelle di fargli del male fisicamente: «ti prendiamo a legnate», «ti spariamo». A formularle erano entrambi i fidanzatini che oggi devono rispondere di estorsione aggravata e istigazione al suicidio. Le estorsioni avrebbero avuto ripercussioni su altre persone, tra cui la nonna paterna della ragazza, che nel procedimento è parte offesa.
In attesa dell'udienza preliminare fissata per il 26 marzo prossimo davanti al gup Nicola Aiello, non ci sono stati sconti per i due fidanzati: lo scorso novembre il giudice per le indagini preliminari Alessandra Puglisi ha respinto la richiesta di applicare una
misura cautelare meno afflittiva, così lei, che oggi ha 16 anni, è stata collocata in una comunità nel Catanese, mentre lui, che è diventato maggiorenne, si trova nel carcere per i Minori di Malaspina, nel capoluogo siciliano.
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