I russi e la spia allontanata. Altri veleni sul governo Conte

L'ex numero 2 del Dis Mancini: "Renzi ed io su Report? Sconcertante, l'intelligence di Mosca sarà stata felice..."

I russi e la spia allontanata. Altri veleni sul governo Conte

«Chi mi ha fatto cacciare ha fatto un favore ai russi». La stilettata che l'ex 007 Marco Mancini riserva a Giuseppe Conte - senza nominarlo - apre un'altra crepa dentro il bunker che custodisce gli indicibili segreti di Stato. Ma è l'ennesimo rigagnolo, forse il leak decisivo della spy story sui due anni dell'ex premier a Palazzo Chigi, sulle trame con Usa e Russia forte della delega dei servizi che non ha mai praticamente mollato, sul suo vero ruolo nella vicenda che coinvolge l'ex direttore generale del Dis Gennaro Vecchione (nominato direttamente da Conte) e l'ex Attorney general Usa William Barr, venuto a Roma il 15 agosto 2019 su mandato di Donald Trump.

Ora, Mancini non è l'ultimo arrivato. Ha lasciato da numero due del Dis, l'agenzia che coordina Aisi e Aise, cioè i servizi segreti interni ed esteri. Era nel controspionaggio, braccio destro dell'allora direttore Nicolò Pollari. L'ex 007 punta il dito sulla trasmissione Rai di Sigfrido Ranucci, invocando il Copasir: «Penso che nelle sedi istituzionali si possa giungere a definire i reali contorni, le dinamiche e i contenuti della vicenda trattata da Report - dice all'Ansa Mancini - Essere individuato, riconosciuto e mostrato in televisione senza che vi fosse una mia immagine pubblica dal 2005 è inquietante e sconcertante».

Lui e Matteo Renzi si videro in autogrill, erano gli ultimi mesi del governo Conte, che il leader Iv farà cadere. Una coincidenza? «Era un semplice saluto prenatalizio a un senatore, ma per questa operazione mediatica ho perso il posto di lavoro. Immagino con grande soddisfazione dei servizi segreti russi», sibila l'ex 007.

Ma ormai è chiaro che Mancini è stato messo a riposo per colpa di Report, come ha ricostruito l'altro giorno Aldo Torchiaro sul Riformista, ma anche per «tutta una serie di altre questioni che non è il caso di approfondire», come ha recentemente sottolineato il sottosegretario con delega all'intelligence Franco Gabrielli. Qualcuno sostiene che durante i governi Conte tra gli 007 siano stati valorizzati coloro che hanno migliori rapporti con Mosca. E secondo le rivelazioni di un altro 007 a Torchiaro, Mancini avrebbe detto al Copasir che il «contiano» Vecchione sapeva del video recapitato da un'insegnante a Report. Di più. Mancini sarebbe dovuto diventare capo dei servizi segreti «con la esplicita benedizione di Luigi Di Maio», rivela la fonte al Riformista. Dopo aver incontrato Renzi, finisce in una raffica di fango. Si compie una operazione di siluramento - in gergo si chiama framing - che lo travolge e lo allontana in anticipo dal Dis. «Nessuno può credere che alle origini del caso Mancini-Renzi ci sia una professoressa», dice Fabrizio Cicchitto.

Mancini lavorava a scoprire le spie russe: «Se fosse confermato, il caso Walter Biot dimostrerebbe la continua attività clandestina che con determinata spregiudicatezza gli agenti operativi di Mosca svolgono tutt'ora, e sottolineo tutt'ora, sul nostro territorio nazionale». Biot è l'ufficiale della Marina militare che rischia l'ergastolo in due processi, civile e militare, per aver venduto per qualche migliaio di euro all'intelligence russa segreti dal patrimonio informativo italiano. Se Biot è stato preso è anche merito di Mancini, a cui sul Giornale replica il legale di Biot, Roberto De Vita: «Per il mio assistito non sembra valere la presunzione di innocenza, le parole di Mancini dimostrano che la sua vicenda è più politica che giudiziaria».

Per i nostri 007 sono mesi difficilissimi. Dopo il caso Mancini la sciagurata voce (messa in giro da Conte) della candidatura al Quirinale di Elisabetta Belloni, oggi successore di Vecchione, aveva imbarazzato l'intelligence, con Gabrielli che aveva chiuso la querelle. «Ci sono istituzioni che vanno salvaguardate, lei gode della mia fiducia e di quella di Draghi». Quando servizi e politica si intrecciano è difficile capire chi sono i pupi e chi i pupari.

Qualche giorno fa Ranucci sul quotidiano Lanotizia si era sfogato con Klaus Davi, lamentando contro di lui «un disegno ben preciso, con mandanti e galoppini». Sarà. A quanto dice Mancini, il galoppino sembra più Ranucci.

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