I sindacati di polizia in rivolta. Renzi chiude, Alfano tentenna

I sindacati non mollano: "Renzi convochi con urgenza gli operatori di sicurezza". Alfano prova a mediare e oggi incontra i sindacati

I sindacati di polizia in rivolta. Renzi chiude, Alfano tentenna

"Quelle arrivate ieri dai sindacati delle forze dell’ordine sono richieste legittime espresse con toni eccessivi". Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano interviene sulla questione del blocco dei contratti della Pubblica Amministrazione.

"Noi stiamo lavorando per assicurare la specificità delle forze dell’ordine alle quali, ogni giorno, esprimiamo tutta la nostra vicinanza. L’eliminazione dei tetti salariali, e non il rinnovo contrattuale che mai ci è stato richiesto, è un obiettivo il cui raggiungimento spero non venga complicato dai toni del comunicato di ieri. Sono convinto che ci sono tutte le condizioni per trovare una soluzione, per affrontare con serenità la questione se serenità ci sarà da parte di tutti", ha detto l'esponente di Ncd intervenendo a una conferenza stampa di Viabilità Italia sull’esodo estivo.

Intanto i sindacati non mollano. "Renzi convochi con urgenza gli operatori di sicurezza", chiedono i sindacati autonomi Sap, Sappe, Sapaf e Conapo riuniti nella Consulta Sicurezza, organizzazione di rappresentanza dei comparti della polizia di Stato, della penitenziaria, del corpo forestale e dei vigili del fuoco. "Aspettiamo di essere convocati dal premier Renzi, certamente il malessere degli operatori delle forze di polizia e dei vigili del fuoco è grandissimo, come stiamo denunciando da mesi, se fossimo stati ascoltati per tempo, non saremmo arrivati a questo punto. Adesso servono risposte, serve una vera riforma della sicurezza, serve lo sblocco delle retribuzioni. Non servono altre chiacchiere o promesse perché poi nemmeno noi sindacati saremmo in grado di tenere la base. Questo al premier Renzi dev’essere chiaro. Siamo mobilitati da agosto e il nostro presidio a Montecitorio va avanti", hanno ricordato i segretari generali Gianni Tonelli, Donato Capece, Marco Moroni e Antonio Brizzi.

Ieri sera il premier Matteo Renzi aveva risposto alla protesta delle forze dell'ordine affermando: "Riceverò personalmente gli uomini in divisa ma non accetto ricatti". L’analisi di Palazzo Chigi, hanno fatto notare dalla Presidenza del Consiglio, è la seguente: "Il blocco degli stipendi degli statali era già previsto nel Def, non c’è niente di nuovo. Volentieri apriamo un tavolo di discussione con le forze di Sicurezza, che sono fondamentali per la vita dell’Italia. Ma siamo l’unico Paese che ha cinque forze di Polizia. Se vogliono discutere siamo pronti a farlo, su tutto. Ma non tocchiamo lo stipendio né il posto di lavoro di nessuno. Tuttavia, in un momento di crisi per tutti, fare sciopero perché non ti danno l’aumento quando ci sono milioni di disoccupati è ingiusto".

E oggi il premier è tornato sull'argomento ribadendo la sua linea: "Se dicono "o si fa come diciamo noi o facciamo sciopero generale", prego accomodatevi. Trovo che certi toni siano del tutto inaccettabili e credo facciano del male a chi, per 1.200 euro al mese è sulle strade a pattugliare.

Trovo che sia tutto legittimo, che sia naturale discutere, che ciascuno abbia le sue ragioni. Ma lo sforzo deve andare nella direzione di chi il lavoro non ce l’ha e non di chi è garantito nel proprio lavoro".

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