In piena emergenza da Covid-19 hanno passato per le armi medici e infermieri somali, «colpevoli» di aver tentato di curare i contagiati. Per loro il virus sarebbe un avvertimento di Allah per preservare i più forti ed eliminare coloro che non sono in grado di affrontare la guerra santa. Deliri degli Al Shabaab (dall'arabo, «i ragazzi»), una delle più pericolose e sanguinose falangi della galassia qaidista. Sono stati i carcerieri di Silvia «Aisha» Romano, ma soprattutto il gruppo terroristico jihadista che da 15 anni imperversa nel Sud della Somalia e ai confini con l'Etiopia e il Kenya. Dal 2012 sono formalmente riconosciuti come cellula locale di Al Qaida e inseriti nella lista dei terroristi di numerosi governi occidentali. I loro attacchi sono stati tra i più sanguinosi di quelli sferrati dalle milizie dell'islam radicale.
Il 21 settembre 2013 conquistarono drammaticamente la ribalta, rivendicando il sanguinoso attentato al centro commerciale Nakumatt Westgate di Nairobi, dove per 80 ore dieci terroristi somali tennero in ostaggio centinaia di persone. Il bilancio finale fu di 67 morti, tra i quali anche numerosi turisti, e 175 feriti. Ancora più micidiale l'attentato del 2 aprile 2015, in Kenya, dove fecero irruzione all'interno della North-Eastern Garissa University, situata a soli 150 chilometri dal confine con la Somalia. L'azione si concluse con una mattanza: 147 morti e 79 feriti, per la maggior parte studenti che frequentavano il campus. Molto clamore suscitò anche l'agguato portato a compimento il 22 novembre 2014, in Kenya, nella zona di Mandera, contro un autobus. Nel corso dell'azione i fanatici islamisti dimostrarono una particolare ferocia costringendo tutti i passeggeri del bus a scendere per poi dividerli in due gruppi: somali e non somali, obbligando quest'ultimi a leggere versetti del Corano. Quelli che non furono in grado di farlo vennero giustiziati all'istante.
L'obiettivo principale del gruppo è quello di riconquistare tutte le terre storicamente islamiche, ora in mano ai non credenti, imponendo la stretta osservanza della sharia. Questa formazione, che mantiene vari campi di addestramento nei pressi di Chisimaio (nel Basso Giuba), è specializzata anche nel traffico di droga e armi e nel rapimento, soprattutto in Kenya, di turisti e volontari occidentali. L'attuale leader degli Al Shabaab è lo sceicco Ahmed Umar, nominato dopo che nel 2014 l'allora guida Ahmed Abdi Godane venne ucciso da un raid americano. La massiccia campagna dei droni Usa non gli ha impedito di continuare l'opera di proselitismo e reclutamento con nuovi combattenti in arrivo da Gibuti, Etiopia e Kenya. Anche gli attacchi fuori dalla Somalia sono aumentati e sembrano via via più sofisticati. Secondo fonti americane i combattenti sarebbero tra i 5 e 7 mila, ma visti rapimenti e reclutamenti forzati potrebbero essere di più.
Nella loro ferocia inaudita nulla viene lasciato al caso: da anni sono riusciti a bloccare in Somalia persino le attività sportive, uccidendo i «trasgressori», responsabili di praticare discipline che sottraggono tempo ed energie all'unico obiettivo di vita importante, il martirio.
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