«I tamponi antigenici non valgono molto, creano false certezze». Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Ospedale S. Raffaele di Milano, past president della Società Italiana di Virologia, è piuttosto critico sulle scelte del governo.
Professore, non condivide l'obbligo del tampone a chi entra nel nostro paese?
«I tamponi antigenici hanno una bassa sensibilità, lasciano fuori il 20-30% dei positivi e danno una falsa sicurezza di negatività a persone che possono infettare. Chi ha proposto al premier Draghi questa cervellotica soluzione non ha fatto fare una bella figura al nostro paese. È una scelta costosa, inutile e persino dannosa».
Anche l'idea di far usare il tampone ai vaccinati per i grandi eventi è sbagliata?
«Gli antigenici non valgono molto e ormai sono diventati un business. Inoltre si lancia un messaggio distorto alla popolazione: vaccinatevi, fate la terza dose ma poi fate il tampone per andare allo stadio. A me pare ridondante».
Però i contagi crescono. Qualcosa bisogna pur fare.
«Comportarsi con intelligenza. Evitare gli assembramenti, usare sempre la mascherina e mi sarei aspettato una discussione sulla scuola: valeva la pena anticipare di una settimana la chiusura per le vacanze natalizie».
Perché?
«La scuola ha un ruolo importantissimo nella diffusione dell'infezione. Ogni giorno sento almeno 5-6 persone vaccinate con due dosi infettate dai figli».
Si è persa un'occasione per frenare i contagi?
«Sicuramente. Ma a gennaio bisogna pensare all'utilizzo del green pass anche per gli under 12. La scuola è troppo importante per bloccarla anche l'anno prossimo: la dad deve valere solo per i ragazzini che non si vaccinano».
Ci sono sei milioni di adulti ancora non vaccinati.
«Ormai sarebbe coerente estendere il super green pass a tutti i lavoratori. Bisogna superare questa una resistenza ideologica e politica al vaccino, è inaccettabile. Solo chi è immunizzato non finisce in ospedale, anche se si infetta. E non possiamo intasare gli ospedali di no vax penalizzando gli altri malati».
La colpa di questi nuovi contagi è di Omicron che circola anche in Italia?
«Nel mio laboratorio ho sequenziato un solo caso e a livello nazionale siamo sotto al centinaio. Rimbalzano notizie che i contagi siano sostenuti da Omicron, ma in Italia i contagi oggi sono sostenuti dalla Delta che colpisce spesso i bambini e i giovani dai 20 ai 40 anni non vaccinati».
E chi viene ricoverato?
«L'80% dei ricoverati non è immunizzato, l'altro 20% ha una vaccinazione parziale o completa ma da oltre sei mesi. Solo la terza dose conferisce un'immunità solida sia per Delta sia per Omicron: I dati ci dicono che i vaccinati si infettano molto meno e quasi mai finiscono in ospedale».
Sui grandi numeri anche la nuova variante fa paura.
«Prima di esprimermi vorrei sapere chi è Omicron. Se è un virus meno patogeno non mi preoccupo, se è più patogeno serve subito il vaccino modificato».
Quando avremo delle certezze?
«A metà gennaio ci saranno dati certi. Ma spero che il covid dall'anno prossimo diventi un virus respiratorio come tanti che abbiamo e che il vaccino diventi stagionale».
È solo una speranza?
«Sì, ma si basa sul fatto che il virus sta facendo delle varianti strane, nella proteina spike ha 32 mutazioni e 20 nel resto del genoma. È il segnale che sta cambiando di molto».
Lei è ottimista?
«Sembrerebbe che questa variante abbia acquisto una trasmissibilità più della Delta, ma abbia un potere patogeno più
basso. Tranne un paziente deceduto in Inghilterra, non ho letto di casi gravissimi attribuiti a Omicron. Se così fosse, il virus sta facendo un passo indietro nel generare patologia per avere un vantaggio nella replicazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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