Ci saranno pure otto giudici a Karlsruhe, sede della Corte costituzionale tedesca, ma da ieri sono in parecchi a dubitare della loro imparzialità. Di fatto, le toghe rosse hanno bocciato il programma di acquisti (Pspp) varato dalla Bce di Mario Draghi nel 2015 e soprattutto messo una pietra al collo all'appena nato piano contro l'emergenza pandemica (Pepp) da 750 miliardi. Illegittimo il primo perché deciso ultra vires, cioè al di là dei poteri attribuiti della banca centrale; perfino più fuorilegge il secondo, anche se non ancora finito sub judice, per la sua conformazione estrema: non ha limiti temporali e dimensionali, e può calibrare gli acquisti sulla base delle esigenze dei singoli Paesi.
Appena mitigato dalla presa d'atto che l'Eurotower non ha violato «il divieto di finanziamento monetario» degli Stati membri, il verdetto è per il resto del tutto avverso: non solo rischia di legare le mani alla Bce, che entro tre mesi deve dimostrare di non aver travalicato con il Qe i limiti del proprio mandato, ma è potenzialmente distruttivo per l'intera eurozona. In mancanza di chiarimenti da parte di Francoforte, la Bundesbank dovrà infatti cedere i bond, già comprati e tenuti in portafoglio, «in base a una strategia, possibilmente di lungo termine, coordinata con l'Eurosistema», spiega la Consulta. Dovrà anche ritirarsi dal programma non potendo «partecipare a decisioni anticostituzionali». Se la Buba dovesse farsi da parte, facendo saltare il meccanismo basato sulla capital key (lo shopping in proporzione al peso nel capitale della Bce di ogni banca centrale nazionale), l'intero impianto di aiuti crollerebbe. Minimizza il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: «Sono certo che il chiarimento avverrà in tempi rapidi e quindi la sentenza non avrà alcuna conseguenza pratica e la Bundesbank continuerà a essere parte attiva della politica monetaria europea». Ma i mercati sembrano aver messo in conto lo scenario peggiore, visto che i giudici hanno esortato il governo Merkel e il Bundestag ad «attivarsi contro il programma di acquisto di titoli nella sua forma attuale». Lo spread fra Btp e Bund è salito di una ventina di punti fino a quota 250 e il rendimento del decennale italiano si è arrampicato dall'1,8% dell'apertura all'1,93%. Il motivo è chiaro: grazie al Pspp, quasi 400 miliardi di bond tricolori sono finiti nel bilancio della Bce, stemperando le tensioni sul nostro debito. Senza lo scudo, sarebbero dolori. In particolare in un contesto di emergenza come questo in cui le risposte anti-crisi dell'Ue tardano ad arrivare.
L'Eurotower, che ieri ha convocato una riunione del consiglio direttivo, per ora tace. Il board «si esprimerà a riguardo a tempo debito», ha riferito un portavoce. Il punto è quello che chiama in causa la Corte di giustizia europea, che si era espressa nel 2017 a favore del Qe, colpevole di non aver ben valutato la mancanza di proporzionalità del piano di acquisti. Troppo sbilanciato sul versante dell'inflazione, dei consumi e degli investimenti e molto meno attento agli effetti collaterali «sui debiti pubblici, sui risparmi personali, sulle pensioni, sui prezzi del mercato immobiliare», nonché sulle aziende decotte. Un j'accuse che ha irritato Bruxelles. «Riaffermiamo il primato della legge europea, e il fatto che le decisioni della Corte Ue sono vincolanti su tutte le corti nazionali», ha detto un portavoce della Commissione.
Anche se la sentenza non riguarda il piano pandemico, come si comporterà Christine Lagarde (in foto) che già la scorsa settimana, forse condizionata dall'imminente decisione della Consulta tedesca, aveva deluso le attese per un ampliamento del Pepp? E che succederà se cominceranno a piovere ricorsi contro l'ultimo bazooka? «Questo è il grande rischio - ha twittato l'ex vicepresidente della Bce, Vitor Costancio - La Corte insiste nella ridicola distinzione tra politica monetaria e politica economica e vuole la proporzionalità nei suoi effetti. Un economista tedesco può spiegare cosa significa?».
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