I terroristi drogati per l'attacco a Israele. Netanyahu al fronte: "La battaglia è a Gaza. Combattete da leoni"

"C'era follia nei loro occhi. Erano certamente sotto effetto di droghe"

I terroristi drogati per l'attacco a Israele. Netanyahu al fronte: "La battaglia è a Gaza. Combattete da leoni"
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«C'era follia nei loro occhi. Erano certamente sotto effetto di droghe». Da un letto d'ospedale, dove è ricoverato dopo essere sopravvissuto al massacro del Supernova festival, l'israeliano Raz Peri avvalora ciò che fonti militari hanno svelato ai media. Per mettere a segno la loro carneficina, anche i terroristi di Hamas il 7 ottobre si sono imbottiti di Captagon, la cosiddetta «cocaina dei poveri», una droga di tipo anfetaminico prodotta in Siria e Libano. Un modo per darsi la carica durante le azioni terroristiche, come si sa che fecero i terroristi dell'Isis a Parigi e altrove. Lo provano le tracce di Captagon rilevate fra i prigionieri di Hamas in mano a Israele e le pillole scoperte dall'esercito fra gli abiti dei terroristi uccisi, riferiscono Channel 2 e Channel 12. E non è tutto. Secondo analisi raccolte da alcuni media statunitensi, durante l'attentato in Israele Hamas ha usato probabilmente anche armi arrivate dalla Corea del Nord, tra cui granate con propulsione a razzo F-7 di Pyongyang e il fucile nord coreano Type 58, variante del kalashnikov.

Non è un caso che Benjamin Netanyahu abbia rilanciato al premier inglese Rishi Sunak, in visita a Tel Aviv, le parole del cancelliere tedesco Scholz e di Joe Biden: «Hamas sono i nuovi nazisti, il nuovo Isis». «Voi avete combattuto 80 anni fa i nazisti, ora dobbiamo combattere insieme Hamas».

Nella guerra contro i tagliagole, i raid israeliani ieri hanno ucciso Jehad Mohaisen, il comandante delle Forze di Sicurezza Nazionale a Gaza City e anche Jamila al-Shanti, vedova del cofondatore di Hamas, Abdel Aziz al-Rantisi, e dal 2021 prima donna nell'ufficio politico del gruppo. Nonostante i bombardamenti, gli estremisti non smettono di lanciare razzi su Israele, ieri colpito ancora da Gaza, e in alcuni casi con sospetta contemporaneità pure dal sud del Libano da Hezbollah. Anche per questo «l'ordine di entrare a Gaza arriverà presto», ha spiegato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ai soldati del fronte sud. E Netanyahu, che ha incontrato i soldati al confine con la Striscia, li ha esortati: «Combattete come leoni».

È in questo contesto, dopo due settimane di guerra, che si continua a lavorare per capire dove sono i dispersi e come liberare gli ostaggi, stimati in almeno 203, di cui una trentina di bambini. Per localizzarli e ottenere informazioni, i commando israeliani sono realizzato una serie di blitz ieri nella Striscia, mentre anche il premier inglese Sunak, come Biden, ha incontrato le famiglie dei rapiti e si è detto «determinato a garantire il rilascio», ricordando l'insopportabile angoscia dei parenti.

Angoscia che riguarda anche i palestinesi della Striscia, allo stremo per le condizioni umanitarie dopo la chiusura del valico di Rafah e dopo la strage all'ospedale Al-Ahli. Il ministero della Sanità di Gaza parla di 471 vittime, ma è guerra anche di cifre e il Jerusalem Post sostiene che l'intelligence europea stimi fra i 10 e 50 morti.

Un accordo con l'Egitto, garantito dagli Stati Uniti, è stato raggiunto per consentire a una ventina di camion di aiuti umanitari di entrare a Gaza. Il valico dovrebbe aprire già oggi, ma le agenzie umanitarie spiegano che servirebbero almeno 100 mezzi pesanti al giorno per alleviare le sofferenze dei palestinesi.

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