I timori di Scranton, la culla di Biden. "Non lasciamo che rivinca il tycoon"

I comitati pro-Harris nella città in Pennsylvania: "Qui tutti Dem? Non più così". Delaware, il presidente vota in anticipo

I timori di Scranton, la culla di Biden. "Non lasciamo che rivinca il tycoon"
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I cartelli pro-Trump e pro-Harris si mescolano alle decorazioni per Halloween. A Screnton e nei centri vicini, la campagna elettorale per le presidenziali americane è serratissima e per averne un'idea basta camminare per strada e guardare i cartelli elettorali piantati nei giardini. La contea di Lackawanna ospita non solo la città che ha dato i natali a Joe Biden - che oieri ha votato in anticipo a Wilmington, nello Stato del Delaware -, ma anche altri piccoli centri urbani e porzioni rurali di America profonda. Qui il prossimo 5 novembre si giocherà una partita delicatissima soprattutto per i democratici. Kamala Harris non si può permettere di perdere la Pennsylvania e soprattutto la cintura che va da Carbondale a Scranton.

È nella prima che incontriamo Mary Ann, 70 anni, pensionata, con un passato da speaker radiofonica. Lei è nata lì, si è trasferita poi in Texas per 30 anni ma ora è tornata nella sua città natale. «Abbiamo aperto questo comitato circa due mesi fa, quando Harris ha sostituito Biden», ci racconta. «Ho deciso di aprirlo proprio qui perché dall'altro lato della strada c'è un comitato di Trump. Erano qui prima di noi, ma in realtà questa città è democratica da decenni, anche se le cose stanno cambiando». Lei lavora come volontaria dei dem da almeno 20 anni e nel 2008 è stata tra le co-responsabili della macchina di Obama nella Pennsylvania centrale. Dal 2016, anno dell'exploit di Donald Trump proprio in Pennsylvania, le cose sono cambiate e i repubblicani sono diventati una realtà. Anche se Mary Ann non parla proprio di repubblicani: «Quelli sono un'altra cosa, non è un partito, sono un movimento con cui non si può parlare», dice indicando il comitato dall'altra parte della strada e riferendosi al popolo Maga dietro al tycoon.

Mentre parliamo con Mary Ann, c'è un volontario senior che prepara dei giovanissimi prima di mandarli a fare porta a porta. Le indicazioni sono semplici: sono divisi in gruppi da due, hanno una zona di competenza e devono andare a bussare casa per casa: «Se vedete un cartello pro-Trump in giardino non bussate nemmeno, non serve». La parola d'ordine ora non è quella di convincere gli elettori a votare per Harris, quella fase è finita ci spiegano, l'obiettivo è di convincere chi è democratico a votare attivamente. «Quando la persona che avete davanti vi conferma che sostiene Harris fate di tutto per convincerla ad andare a votare».

Mary Ann che presiede il comitato spende qualche parola di incoraggiamento: «Andate e bussate alle porte, avete visto i numeri, c'è tanto lavoro», dice agitando un foglio prima di nasconderlo subito in una cartellina. Con ogni probabilità si tratta degli elettori già registrati che hanno votato e che in questa fase sembrano essere in maggioranza repubblicani. Qualche miglio più a sud al quartier generale dem della contea a Peckville, villaggio di 4mila anime, si lavora alacremente, si compilano liste di elettori da convincere e si prepara tutto per un comizio serale di Tim Walz, annunciato all'ultimo per il timore di infiltrazioni. Qui Carol ci confida: «La campagna va abbastanza bene, ma siamo preoccupati e spaventati che Trump possa vincere di nuovo, dobbiamo lavorare fino all'ultimo». Tra i giovanissimi pronti per la «passeggiata elettorale» c'è Charlie. Non è di queste parti, è uno studente del Massachusetts, lì i dem vinceranno facile quindi si è preso una pausa dagli studi per dare una mano e con lui anche altri coetanei.

«Prima di venire qui io e un amico abbiamo fatto campagna in New Hampshire. Ma ora lavoriamo qui in Pennsylvania». Per il momento il morale tra i giovani è buono: «Sta andando tutto bene, abbiamo trovato tante persone gentili». «Nessuno», conclude ridendo, «ci ha ancora sparato».

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