Ieri il funerale dell'ultima vittima nella chiesa simbolo della tragedia

Il santuario di Coronata reso instabile dalla vicina autostrada

Ieri il funerale dell'ultima vittima nella chiesa simbolo della tragedia

Genova Un minuto di silenzio allo scoccare delle 11,40, sul luogo del disastro e tra gli sfollati, in memoria delle vittime. E gli occhi ancora una volta al cielo e a quel che resta di ponte Morandi. Ieri mattina, a una settimana di distanza dal disastro, la Genova che tenta con fatica di rialzare la testa dopo lo choc e le lacrime ha ricordato così la tragedia del viadotto. E ha dato il suo saluto all'ultimo morto, ritrovato il giorno dei funerali di Stato. «I genovesi», era scritto su una delle corone di fiori che hanno accompagnato in chiesa il feretro di Mirko Vicini, 31 anni, lavoratore stagionale di Amiu - la municipalizzata dei rifiuti - travolto dal crollo mentre si trovava all'isola ecologica lungo il Polcevera insieme al collega Bruno Casagrande, anche lui tra le vittime. C'erano gli amici di sempre, i colleghi in tuta da lavoro, a sostenere la mamma di Mirko che per giorni ha aspettato sue notizie, a fianco dei soccorritori, con la speranza di poterlo riabbracciare. Chiesa gremita e un lungo applauso fuori dal santuario di Santa Maria e San Michele Arcangelo, a Coronata. Tra i presenti il sindaco di Genova Marco Bucci, in fascia tricolore, e i dirigenti di Amiu. «Mirko ha aperto il cuore a tutti - ha detto don Luciano Minacciolo durante l'omelia - fatto tirare su le maniche a tutti in questa tragedia. Mirko è vivo, non ci rassegniamo davanti alla tragedia della morte».

Coronata, dove Mirko era stato battezzato, è anche un luogo legato indissolubilmente alla storia del viadotto e della galleria autostradale che vi si immette. «La chiesa - ha raccontato don Luciano - ai tempi della costruzione della galleria della A10 fu la parte più colpita: da quando iniziarono i lavori venne chiusa per almeno 10 anni, con danni enormi in termini di stabilità». Poi le «punture» di cemento, le verifiche di stabilità, la riparazione e la chiesa è tornata fruibile.

Dal belvedere sotto il santuario che si affaccia sulla Val Polcevera, ieri

invaso dai genovesi arrivati per le esequie, decine di persone nelle ore del disastro hanno guardato quel ponte, seguito i soccorsi con il fiato sospeso. E ieri hanno portato il saluto di Genova a uno dei suoi figli.

VCar

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