L'orrore ha ancora il suo volto e sempre quel nome. Anzi due, che rimescolano dubbi, colpe ed omissioni.
Igor Vaclavic o Norbert Feher: il russo o il serbo, due facies di un male che ancora offende e ferisce. Come ieri, nel carcere spagnolo di Duenas: il 40enne, colpevole di almeno 5 omicidi e diverse aggressioni fra Italia e Spagna, è riuscito a colpire 4 agenti, ferendo più gravemente un funzionario del penitenziario.
Con la solita, meticolosa, criminale e lucidissima premeditazione, Igor il russo si era preparato per tempo. Aveva staccato dalla parete del bagno della sua cella due piastrelle di ceramiche che ha scagliato contro gli agenti che stavano preparando il suo trasferimento a Zuera, vicino a Saragozza, dove in queste ore inizia il nuovo processo a carico di questo uomo di tenebra, che non merita letteratura, ma solo condanna.
Settimana scorsa, fra il primo e l'8 aprile sono stati giorni più tristi fra Budrio e Portomaggiore come accade ormai dal 2017: fra le campagne di Bologna e Ferrara nessuno ha scordato quella settimana di terrore di 4 anni fa, in cui Igor uccise, prima, il barista Davide Fabbri davanti a moglie e suocero, poi il guardia pesca volontario Valerio Verri, ferendo anche il collega Marco Ravaglia, che si salvò solo perché Igor lo credette già morto.
Da quella primavera il nord Italia si fermò e al terrore si sostituì l'angoscia. Settimane di caccia all'uomo, i canali e i casali della campagna emiliana setacciati da centinaia di soldati e forze dell'ordine.
Un Vietnam inutile e pieno di falle: Igor se n'era già andato. Inghiottito nello spazio e nel tempo, è sopravvissuto con il suo codice criminale di vita brada ed evidentemente una rete di appoggi che gli hanno permesso di ricomparire, quasi 9 mesi dopo, 1600 km più a ovest a Teruel, in Aragona. Per uccidere ancora e di più.
A metà dicembre, dopo aver tentato di uccidere diversi pastori della zona, che aggrediva per procurarsi da vivere, fredda l'allevatore Josè Luis Iranzo e due agenti della guardia civil, Victor Romero Perez e Jesùs Caballero Espinosa, prima di venir catturato per un colpo di sonno alla guida di un furgone rubato. Da allora Igor è in carcere: per i tentati omicidi è stato già condannato a 21 anni.
Per il duplice omicidio il tribunale di Bologna ha confermato l'ergastolo in appello. Impossibile spostarlo per il pericolo di fuga, Igor era il maggio scorso - , in un'amarissima forma di «dad» detenzione e distanza per i parenti delle vittime italiane, ha anche confermato con sprezzo di essersi mosso in bici e bus per il nord del Belpaese. Da Ferrara al Piemonte, dove acquistò un nuovo portatile, poi il col di Tenda.
La sua rete di appoggi italiana è ancora tutta da chiarire, mentre la costa francese è stato un tour di soli 32 giorni, sempre in mountain bike, fra boschi e strade secondarie. Quindi i Pirenei, le forre di Andorra e la Spagna con quella sosta, decisa 4 giorni prima e nemmeno preventivata a Teruel. Altri omicidi come incidenti di percorso di cui Igor deve rispondere nel processo che inizia oggi.
Nelle scorse udienze era stato portato in aula in una gabbia bunker in acciaio ad alta resistenza, da cui sorrideva e mostrava le dita a V come vittoria.
«Sprezzante e pericoloso» lo descrivono dal carcere. Così diverso dal racconto di quel parroco di Argenta che nei precedenti periodi di carcere in Italia Igor aveva già commesso numerosi crimini prima di «evolvere» in killer -, lo ricordava come fervido lettore della bibbia.
Allora Igor uscì per buona condotta e sappiamo come andò.Ieri, agli agenti che dovevano prelevarlo, si è presentato ricoperto di indumenti e riviste, una corazza fai da te prima di dare inizio all'aggressione. L'orrore di chi non ha altro da perdere.
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