Già dopo il primo turno, a Imperia, le elezioni avevano conquistato un unico titolo: «Il ritorno di Claudio Scajola». E alla fine è tornato davvero: il vantaggio è apparso chiaro già dopo poche sezioni scrutinate, arrivando a fine scrutinio al 52,05%, a cinque punti dal rivale Luca Lanteri, niente meno che il candidato di Lega, Fi e Fdi. Di certo, la discesa in campo dell'ex ministro del governo Berlusconi che dopo 23 anni agguanta il suo terzo mandato da sindaco, ha scombinato i piani del centrodestra che contava di strappare la città al Pd. Già il 10 giugno con sette punti di vantaggio sulla sua ex coalizione, Scajola «il civico» aveva spazzato via il bipolarismo centrodestra-centrosinistra che ieri ha fatto da sfondo alle altre competizioni comunali: la sfida del ballottaggio è stata tutta a destra.
Bocciata la sinistra, fuori il M5s. Da una parte Lanteri, incarnazione di quel «modello Toti» che in Liguria ha fatto man bassa di comuni passati al centrodestra. Dall'altra, Scajola, 70 anni, riemerso dal passato di Forza Italia e disposto a sfidare i suoi ex compagni di partito pur di assaporare un riscatto politico dopo anni di polemiche. Da vincitore. L'ex forzista che ha attaccato frontalmente il modello del governatore ligure, sostenuto da quattro liste civiche, ha girato la cittadina da 40mila abitanti in sella a uno scooter scommettendo su se stesso. Anche a costo di aprire una faida politica e familiare. Infatti oltre a quella con gli ex delfini, ne ha innescata un'altra in casa. Con suo nipote Marco Scajola, assessore regionale, fedelissimo di Toti e organico al partito azzurro, che ha sostenuto convinto il suo centrodestra. «Una delusione», ha accusato lo zio; «Ha voltato le spalle a Forza Italia», ribatteva il nipote.
Uno scontro a distanza che ha accompagnato la campagna elettorale mischiando risentimenti personali e pulsioni politiche. Decisivi forse i voti in chiave anti Lega di chi aveva sostenuto il Pd.
Per ricordare Scajola nelle vesti di sindaco bisogna tornare al 1982, quando a 34 anni fu il più giovane amministratore di un capoluogo di provincia. Durò un anno, fino al 1983 quando fu costretto a dimissioni a causa di un'inchiesta. Ritornò vincitore dal 1990 al 1995. Un anno prima dell'ingresso in Parlamento con Forza Italia.
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