Incombe la paura dei pm sulle scelte del dopo-Toti

Il centrodestra cerca il candidato, ma la persecuzione al governatore complica la successione. Rixi (Lega) si sfila: "Ci vuole un civico"

Incombe la paura dei pm sulle scelte del dopo-Toti
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La partita sul dopo Toti si apre in salita. I tempi strettissimi, tre mesi alle elezioni anticipate in autunno, impongono al centrodestra una corsa contro il tempo per trovare un candidato competitivo capace di non disperdere i risultati di nove anni a guida Giovanni Toti. E soprattutto il suo bacino elettorale, che per la seconda volta lo aveva designato presidente con oltre il 56 per cento dei voti. L'ormai ex governatore infatti porta con sé un alto consenso personale, che a guardare i sondaggi non sarebbe stato scalfito dall'inchiesta che l'ha portato ai domiciliari e ora alle dimissioni. Davanti a una campagna elettorale difficile e velenosa, con gli strascichi dell'inchiesta giudiziaria, l'unico nome di peso tirato in ballo nelle ultime settimane, quello del genovese Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, si è chiamato fuori: «Non mi candido. E non cambierò idea al riguardo - ha detto ieri al Corriere - Se il centrodestra ligure non ha nessuno oltre a me, significa che c'è un problema grosso».

Il problema c'è ed è sotto gli occhi di tutti, perché fino all'arresto non si è mai pensato davvero a un'alternativa a Toti, nonostante fosse già al secondo mandato. E ora la scommessa del centrodestra nella sfida che si incrocia con quelle di Emilia Romagna e Umbria, dove il centrosinistra è avanti, è trovare in poco tempo un profilo in un orizzonte che per ora è deserto. Fratelli d'Italia ne avrebbe sondati alcuni ma per ora senza successo. L'idea degli alleati è comunque convergere su «un civico che abbia esperienza politica».

La corsa è difficile anche perché, per dirla con un esponente di primo piano del centrodestra ligure, «in questo momento, con quello che è successo a Toti, un processo politico che l'ha portato alle dimissioni, non c'è di certo la fila per candidarsi alla guida di una Regione con una Procura che fa paura e che appare politicizzata». Lo stesso Rixi due anni fa è stato assolto definitivamente dal processo sulle «spese pazze» in consiglio regionale, una delle tante aperte in tutta Italia. In Liguria sono stati tutti assolti in quel procedimento, ma a Rixi hanno fatto male i metodi dei pm di Genova che in conferenza stampa lo avevano additato già come colpevole: «Fui dipinto come chissà quale furbo e fu richiesta una condanna che sarebbe stata pesante e sproporzionata anche se avessi commesso il reato da poche migliaia di euro per il quale ero stato imputato: tre anni e mezzo e interdizione perpetua dai pubblici uffici, mi era sembrata un modo per impedirmi di compiere la mia attività politica - ricordava Rixi in un'intervista al Corriere - E in parte lo è stato. Oltre alle dimissioni da vice ministro, la condanna mi impedì di assumere incarichi nella giunta regionale ligure».

Per definire le prossime mosse ancora non è in programma alcun vertice del centrodestra locale. Si attende a questo punto che Toti torni in libertà per capire quale sarà il suo ruolo in questa partita elettorale e soprattutto il peso che potrà avere la sua lista Toti: «Nella prossima tornata elettorale il centrodestra non potrà non considerare come un alleato fondamentale e un interlocutore indispensabile la nostra lista civica», spiega l'assessore regionale Giacomo Giampedrone, fedelissimo dell'ex governatore.

L'avvocato di Toti, Stefano Savi, depositerà nelle prossime ore l'istanza di revoca dei domiciliari, alla luce delle dimissioni, ma potrebbe volerci qualche giorno per la decisione del gip. Per il leader di Forza Italia Antonio Tajani «mettere Toti nella condizione di scegliere tra le dimissioni e l'uscita dagli arresti domiciliari rappresenta un tentativo di condizionare il voto dei liguri». Quanto al voto, «dobbiamo trovare un candidato vincente. A me non dispiacerebbe un civico ma non ho certo pregiudizi nei confronti di candidati politici».

Per il centrosinistra, che in Liguria non tocca palla da dieci anni, le urne saranno invece il test di quel campo larghissimo annunciato dal palco di Genova dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal leader del M5s Giuseppe Conte,

da quelli di Alleanza Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, accorsi a chiedere le dimissioni di Toti. Il nome su cui convergere, per ora, sarebbe quello dell'ex ministro della Giustizia dem Andrea Orlando.

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