Le incomprensioni nate dall'amarezza di vedere gli azzurri sottovalutati

Il chiarimento di Berlusconi con Giorgia: "Non siamo l'ultima ruota del carro"

Le incomprensioni nate dall'amarezza di vedere gli azzurri sottovalutati

«È stata l'amarezza - dice Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni - a determinare i fatti degli ultimi giorni. L'amarezza perché, a parità di numero di elettori, Forza Italia si è trovata con 20 deputati e 10 senatori in meno rispetto alla Lega. Ma quel che è peggio, da subito si è sentita trattare come l'ultima ruota del carro». Fonti vicine al leader azzurro raccontano che a via della Scrofa il Cavaliere è stato chiaro con la premier in pectore: «Ci è stato offerto un ministero in meno rispetto alla Lega, si sono negati dei ministeri richiesti, si sono messi dei veti su questa o quella nostra richiesta. Non ci è sembrato che questo fosse giusto. Fi chiede rispetto, di essere considerata, per il numero dei suoi elettori, alla pari con la Lega». Le indiscrezioni giornalistiche sugli interventi dei suoi figli «sono semplicemente invenzioni», avrebbe detto il Cav. E gli appunti duri sull'atteggiamento di Meloni li avrebbe spiegati come giudizi non suoi ma di esponenti azzurri esasperati proprio da questa situazione. Di quei ministeri spartiti senza equità per Fi, si parla senza arrivare ad una parola definitiva. Berlusconi insiste per la Giustizia, che vorrebbe guidata dalla presidente del Senato uscente, Elisabetta Casellati. «Per noi è importante», dice. Giorgia non chiude, però replica: «Noi vorremmo in quel posto Carlo Nordio, è la persona giusta. Devi conoscerlo».

L'incontro finisce bene, ma all'inizio non è facile. Sui volti si legge la tensione quando Meloni scende nel cortile del palazzo per accogliere il Cav che arriva nell'auto blu, con 40 minuti di ritardo sull'orario convenuto, e si appoggia al suo braccio. La scelta della sede è già una prova di forza della leader di FdI, che l'ultima volta è andata a Villa Grande da Berlusconi, quella prima l'ha visto in territorio neutro a Montecitorio (ambedue gli incontri finiti male), ma stavolta pretende di essere la padrona di casa. Il leader azzurro, abituato ad essere sempre lui a comandare e anche a mediare nella coalizione, è stato preparato soprattutto dai più moderati tra i suoi consiglieri, da Gianni Letta ad Antonio Tajani, ad affrontare una situazione nuova e farlo con la massima dignità. «Ma chi accompagna Silvio da Giorgia?». Un'ora e mezza prima dell'appuntamento la domanda aleggiava ancora nell'entourage dell'expremier. Per Berlusconi avere al fianco l'uno o l'altro dei «fedelissimi» poteva sembrare una preferenza di campo dentro a Forza Italia o apparire inopportuna per il ruolo che hanno nei giochi ancora aperti i più vicini al Cavaliere. In altri tempi sarebbe andato con il vicepresidente Antonio Tajani, candidato al ministero degli Esteri e alla vicepresidenza o con la più stretta collaboratrice Licia Ronzulli, che si è vista negare la Salute o un altro ministero di primo piano e ha chiuso lei stessa il caso per non essere ostacolo alla riappacificazione.

Così, nella sede di FdI con Berlusconi entra solo il portavoce neodeputato Paolo Emilio Russo e neppure lui è presente al chiarimento politico. Un faccia a faccia di meno di un'ora, che si conclude con foto sorridente e post su Facebook del Cav: «Stiamo lavorando insieme per dare il più presto possibile all'Italia un governo forte, coeso e di alto profilo che sappia affrontare le urgenze sin da subito». FdI e Fi, assicura, si presenteranno insieme con gli altri della coalizione, alle consultazioni al Quirinale.

Ora che la leadership è di Giorgia, il Cav si sta tarando sul nuovo ruolo. Il cofondatore di FdI Guido Crosetto, sul Corriere della Sera, gliene indica uno. «Serve la visione di Berlusconi e la sua esperienza. Lui ha più di altri la sensibilità di capire le esigenze delle imprese italiane, deve essere portatore della visione di questa parte della società».

Quanto al fiuto del Cav, il consigliere di Meloni dice che per la formazione del governo dovrebbe portare persone di qualità, come ha fatto per le sue aziende. «Ci dia un Confalonieri, un Doris, una Marina Berlusconi, un Gianni Letta. Ci tiri fuori i talenti, i Gullit, i Van Basten, i Baresi».

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