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Incontri saltati e sospetti. Scintille nella coalizione

Veleni sulle parole (smentite) di Berlusconi e per il mancato comizio Salvini-Meloni a Milano. Oggi tutti insieme a Roma

Incontri saltati e sospetti. Scintille nella coalizione

La photo opportunity non s'ha da fare. Per il lancio della candidatura di Luca Bernardo sindaco del centrodestra a Milano, il 16 luglio, la sedia di Giorgia Meloni era rimasta vuota. La leader di Fdi aveva dato forfait dopo lo strappo con la Lega sul cda Rai. Ieri alla conferenza stampa di chiusura in un hotel della periferia sud-est, Meloni e Matteo Salvini non si sono incrociati per dieci minuti esatti. Il segretario della Lega avrebbe dovuto prendere un volo per Roma ma è stato cancellato e ha ripiegato sul treno delle 11.26. Ha aspettato fino all'ultimo per la foto di gruppo, alle 11.15 ha dovuto salutare Bernardo, il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani e il presidente di Noi con l'Italia Maurizio Lupi per «non perdere il treno». Meloni è entrata in sala alle 11.25, il volo Alitalia delle 9 da Roma a Linate era già stato spostato dalle 9 alle 9.30 e ha accumulato un ulteriore ritardo. Nessun giallo e nessun conflitto questa volta, garantiscono i big, «qualcuno sta facendo ricostruzioni surreali sul mio ritardo - sottolinea Meloni -, invito ad andare a vedere a che ora doveva arrivare il mio volo da Roma. Niente mistificazioni, se non avessimo voluto fare un evento insieme banalmente non lo avremmo fatto». Più tardi firmano una nota congiunta: «Nessuna polemica e zero tensioni, banali imprevisti con gli orari di treno e aereo. A chi cerca divisioni e litigi invitiamo a guardare a sinistra. Saremo già insieme domani (oggi, ndr) a Roma». L'appuntamento per la chiusura della campagna di Enrico Michetti nella Capitale è alle ore 10 in largo Nicolò Cannella. Forse metteranno più attenzione alle fitte agende elettorali. Non commentano nemmeno l'intervista alla Stampa, smentita da Silvio Berlusconi e confermata dal direttore Massimo Giannini, in cui il presidente Fi all'ipotesi di Meloni o Salvini premier avrebbe risposto «non scherziamo». «Mi fido di Berlusconi che l'ha smentita» chiude il leghista «Io mi sono svegliata ieri con due titoli attributi a me di una frase che non ho mai detto» si allinea Meloni.

«Sono la mia seconda famiglia» scherza Bernardo accanto ai big. «Sarà meno famoso e meno showman di Beppe Sala ma è una persona capace, abbiamo bisogno di un sindaco che si prenda cura delle periferie, Sala non l'hanno visto neanche in cartolina - affonda Salvini -. E noi ci presentiamo uniti a Milano come a Torino, Roma, Bologna, altri vanno in ordine sparso e fanno accordi sottobanco con i 5 Stelle per un'intesa al ballottaggio in cambio di poltrone. Il risultato lunedì sarà bello e sorprendente, andremo al ballottaggio e i nostri Bernardo e Michetti prenderanno un voto in più degli avversari». Tajani ribadisce che «si preoccupano tutti delle presunte liti nel centrodestra ma nelle grandi città è la sinistra che va divisa e litiga. Bernardo non aumenterà le tasse comunali e sarà attento alla Milano che produce». È «sicuro che si andrà al ballottaggio, poi la partita ricomincia uno contro uno e noi combattiamo sempre per vincere, mai per partecipare». A Meloni «ha fatto sorridere» l'appello al voto disgiunto lanciato giorni fa agli elettori del centrodestra da Sala: «È un'idea bizzarra e tradisce l'insicurezza della sinistra. È Sala ad essere abbastanza disgiunto dai problemi dei milanesi». La partita su Milano «è aperta, la campagna di denigrazione e mistificazione da parte dei nostri avversari, accompagnati dal solito circo mediatico, è stata aggressiva fin dall'inizio.

Di Bernardo è stato detto di tutto. Serve un sindaco che sappia ascoltare e occuparsi dei cittadini, non un influencer che fa a gara con Fedez e la Ferragni». Per Lupi «dalle città può nascere anche un segnale di cambiamento per il Paese».

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