Incriminato o condannato Trump può candidarsi: senza rivali nei sondaggi. Il rischio "casse vuote"

Oggi appuntamento in tribunale per consegnarsi alle autorità. Il tycoon affronterà la campagna elettorale con tre processi. Nella Costituzione nessun divieto neanche per carcerati. E i Repubblicani sono con lui

Incriminato o condannato Trump può candidarsi: senza rivali nei sondaggi. Il rischio "casse vuote"
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Non si può più usare l'aggettivo storico. Per Donald Trump, quella resa pubblica martedì sera è la terza incriminazione (in 4 mesi) a livello federale, dopo quella a Manhattan per i pagamenti in nero per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels e quella in Florida per i documenti top secret sequestrati a Mar-a-Lago. Di storico c'è che le nuove accuse presentate dal procuratore speciale Jack Smith riguardano, per la prima volta, i presunti reati compiuti da Trump mentre era alla Casa Bianca, ancora nel pieno delle funzioni presidenziali. Accuse gravi, dettagliate in 45 pagine, tutte legate ai tentativi del tycoon di rimanere aggrappato al potere dopo la sconfitta elettorale del 2020: cospirazione per frodare gli Stati Uniti; ostruzione e tentativo di ostruzione di un procedimento ufficiale; e cospirazione contro i diritti civili (di voto) dei cittadini. Le pene possono arrivare fino a 20 anni.

Al di là delle bordate sparate da Trump - «caccia alle streghe», «interferenza politica», «metodi nazisti e sovietici» - la difesa punterà a dimostrare che era in buona fede e «convinto» che nel 2020 vi furono brogli elettorali e le sue azioni per «riparare un torto» furono legittime. È la linea che viene portata avanti da due anni e mezzo, dal fatidico 6 gennaio 2021, il giorno dell'assalto al Congresso. Ed è una linea che ha fatto breccia: ne sono convinti 3 americani su 10, secondo un sondaggio Monmouth di giugno; il 74% dei Repubblicani secondo una rilevazione Nyt/Siena College. L'accusa di Smith punta ad abbattere questo fortino: Trump «sapeva» che i brogli elettorali erano inesistenti, così come lo sapevano - e glielo avevano detto ripetutamente - numerosi membri del suo entourage, dal vice presidente Mike Pence in giù. Le due versioni si scontreranno in un aula di tribunale, a Washington, dove l'ex presidente verrà giudicato da una giuria estratta a sorte tra i residenti di una delle città più Dem d'America. Qui, nel 2020 raccolse appena il 5% dei voti. Primo atto, la «consegna» alle autorità, che avverrà oggi. A presiedere sarà la giudice federale Tanya Chutkan, nominata da Obama nel 2014, veterana dei processi legati al 6 gennaio.

Come dopo ogni incriminazione di Trump si sfoglia la Costituzione per capire se il tycoon, in caso di condanna - «voglio un processo rapido», ha detto Smith in conferenza stampa - sarà ancora candidabile e, addirittura, eleggibile alla Casa Bianca. La risposta è sì. «La Costituzione indica pochi requisiti per servire come presidente, come avere più di 35 anni di età. Non vieta a chi è incriminato o condannato, o perfino a chi è in carcere, di candidarsi e vincere», ha spiegato alla Cnn il costituzionalista della University of California Richard Hasen. Può un presidente svolgere il suo mandato dal carcere? «È una questione che non si è mai posta prima», ha ammesso l'esperto. E in questo c'è tutta «l'eccezionalità» di Trump rispetto alla storia statunitense. Dal 1789, nessun presidente, nessun candidato alla Casa Bianca (per lui è la terza volta) ha mai deviato in maniera così radicale dalle convenzioni costituzionali e politiche come ha fatto il tycoon nel corso della sua avventura politica. Addirittura, ostacolando la pacifica transizione dei poteri, il vero «miracolo» dell'«esperimento americano», nato quando in Europa le successioni erano decise dalla morte del sovrano o dalla spada. Un'eccezionalità che piace ai suoi elettori, come dimostra l'ultimo sondaggio New York Times, che vede Trump al 43% dei consensi, al pari di Joe Biden, ma che rischia di costargli carissimo. Secondo i dati finanziari della sua campagna, Trump quest'anno ha già raccolto 53 milioni di dollari di donazioni, ma ne ha spesi più di 40 in avvocati. Il tycoon rischia di arrivare con le casse vuote all'appuntamento del 2024. Gli altri sfidanti di partito, però, non sono in grado di impensierirlo.

Ron DeSantis, col suo tentativo di sorpassarlo a destra, è crollato nei sondaggi, che lo danno al 13%: «Non ho letto l'incriminazione, ma il processo andrebbe spostato da Washington», ha commentato. Più esplicito Mike Pence, fermo al 3%: «Chiunque metta se stesso al di sopra della Costituzione non dovrebbe mai diventare presidente».

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