Incubo negli ospedali. In una settimana 4 donne morte di parto

L'ultimo caso a Brescia dove una trentenne, già madre di due bimbi, ha perso la vita con la nascitura

Incubo negli ospedali. In una settimana 4 donne morte di parto

Ancora un dramma in ospedale: a Brescia una madre è morta con la figlia che portava in grembo. È il quarto caso in pochi giorni. Aveva 30 anni Giovanna Lazzari e due bimbi, uno di un anno e mezzo l'altro di 4. All'ottavo mese di gravidanza, mercoledì scorso, accompagnata dal marito s'era presentata al Civile con febbre alta e gastroenterite. Nulla di grave, il primo responso. Ma nonostante il ricovero, la situazione è precipitata e nella mattinata di San Silvestro s'è consumato il dramma: constatato il decesso del nascituro, i medici hanno tentato di salvare almeno la donna, ma non ce l'hanno fatta. «È stata tenuta sotto osservazione costantemente. Nei prossimi giorni faremo una valutazione dei passaggi effettuati», dice il direttore generale dell'Asl bresciana, Ezio Belleri.

I familiari, però, puntano il dito: «Mia moglie è stata trascurata dai medici», sostiene il marito Roberto. E per fare chiarezza la Procura ha disposto l'autopsia.

Un copione già andato in scena negli stessi giorni: il 25 dicembre, una 34enne di Meledo di Sarego, nel vicentino, Anna Massignan, è morta nell'ospedale di San Bonifacio, in provincia di Verona, dopo che l'antivigilia di Natale era caduta in casa. Sottoposta ad un cesareo d'urgenza è morta sotto i ferri, mentre il neonato è deceduto successivamente in un altro ospedale. Il 29 dicembre a Bassano del Grappa il parto si è rivelato fatale per la trentacinquenne Marta Lazzarin, che perso il feto è stata stroncata «forse da un'embolia polmonare», ipotizza il direttore sanitario del nosocomio, Enzo Apolloni. E il 27 dicembre nel bollettino dei necrologi era finito il nome di Angela Nesta e della figlioletta Elisa, uccise da un arresto cardiaco nel mezzo di un cesareo al Sant'Anna di Torino. «Un evento imprevedibile, che la medicina non è in grado di prevenire», hanno provato a spiegare i responsabili della struttura. Sarà, ma le tragiche fatalità cominciano a sembrare troppe. Tanto che il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, ha deciso di inviare i suoi ispettori per verificare «eventuali errori nelle procedure eseguite». Una delle tante promosse, negli ultimi tempi, dalla ministra.

Con quali esiti nessuno sa.L'Oms, tuttavia, smentisce gli allarmismi: la mortalità in sala parto da noi è tra le più basse del mondo. Solo 4 decessi ogni 100.000 nati. Eppure, le cifre dell'Istituto Superiore di Sanità descrivono ben altri scenari. Per alcuni aspetti inquietanti. Negli ultimi due anni, secondo l'Iss, al netto delle recenti tragedie post natalizie sono state 39 le donne che hanno perso la vita in corsia, da sole o coi loro feti. Un dato parziale, offerto dal Centro nazionale di sorveglianza e promozione della salute e relativo alle 6 regioni coinvolte nel progetto pilota di sorveglianza della mortalità materna: Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia e Campania, con quest'ultima in testa alle classifiche della tristezza. I risultati: tra le cause di morte prevalgono emorragie ostetriche, sepsi e malattie infettive.

Sempre più numerosi, quale prezzo da pagare inevitabilmente al progresso, gli episodi di complicazioni di gravidanze indotte con tecniche di procreazione assistite. Nulla di anomalo, dunque? Non proprio: dei casi sottoposti a indagini confidenziali, 12 sono da associare ad assistenza inappropriata ed esito evitabile. Insomma, circa un terzo dei lutti sarebbero stati evitabili.

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