Quella che fino a ieri era una raccolta di informazioni, è diventata un'inchiesta della Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo d'indagine a «modello 45», cioè senza ipotesi di reato né indagati, sulla situazione contabile del Sole 24 Ore.
Il dossier deriva da un almeno un esposto, presentato dal presidente dell'Adusbef Elio Lannutti, che ipotizza reati di falso in bilancio, market abuse e false comunicazioni. Mentre al momento non risulta che la Consob - alla quale lo stesso Lannutti e altri soci e giornalisti del Sole hanno indirizzato diversi esposti - abbia finora deciso di trasmettere atti alla Procura. Anche se in Commissione, in seguito ai tanti esposti (almeno tre nelle ultime settimane) l'attenzione degli uffici è alta ed è in atto un fitto scambio di informazioni con la società. Nei prossimi giorni bisognerà vedere se il procuratore capo, Francesco Greco affiderà il fascicolo Sole, che è una società quotata, a un pm del dipartimento economico. Dalla milanese via Monte Rosa, sede del Sole, il gruppo ha replicato dichiarando che «siamo un libro aperto, massima trasparenza e massima tranquillità».
Il tutto alla vigilia del consiglio generale della Confindustria, oggi a Roma, nel quale si attende un dibattito acceso sulle sorti del gruppo editoriale controllato, per statuto, dal presidente stesso dell'associazione, Vincenzo Boccia. In ballo c'è l'ammontare dell'aumento di capitale indispensabile per salvare il gruppo (che Boccia deve ancora quantificare) e i nomi del prossimo cda, essendo quello attuale decaduto. E ieri, nel comitato di presidenza, è fallito il tentativo di mediazione tra Boccia e il suo predecessore Giorgio Squinzi che, insieme ad altri 5 membri, ha lasciato il cda del Sole. Squinzi era disposto a tornare ma voleva la maggioranza del cda. Boccia non ha accettato e oggi presenterà i suoi nomi, di fronte a una platea mai così divisa. Nell'elenco, proposto da Luigi Abete sarebbe spuntato il nome dell'ex dg della Rai, Luigi Gubitosi. Ma intanto è aumentata anche la distanza con le ricche territoriali del Nord, da Assolombarda a Bergamo, a Bologna, che non hanno nessuna intenzione di mettere soldi nel Sole senza garanzie sul futuro di un gruppo che brucia cassa ogni giorno.
Di certo l'indagine della Procura tiene Confindustria sotto pressione. Anche perché nei vari esposti sono molte le ipotesi «imbarazzanti» riferibili alle precedenti gestioni e ai bilanci del gruppo. Soprattutto rispetto alla correlazione tra ricavi in calo e copie in crescita.
Il caso che più promette sviluppi, perché evoca opachi incroci internazionali, è quello della Di Source ltd, una società britannica che, secondo un esposto all'esame di cda, collegio sindacale e Consob, avrebbe gestito un importante pacchetto di abbonamenti digitali al Sole. Di Source è stata fondata nel 2012 per conto di fiduciari utilizzando la Jordan Cosec ltd. Quest'ultima è una «company provider» inglese specializzata in schermi societari quali, per esempio, alcuni di quelli utilizzati da Lionel Messi per far sparire 4,7 milioni guadagnati in Spagna.
Secondo l'esposto, un manager italiano del gruppo Di Source, Filippo Beltramini, responsabile dei rapporti con l'Italia, ha confermato che il Sole è stato tra i clienti della società inglese, senza però fornire dettagli. Lo stesso Beltramini è socio in Italia della Bw Consulting, insieme a un ex consulente del Sole 24 Ore, Daniele Di Rocco. Contattato dal Giornale, Beltramini non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
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