New York. Emergono le prime crepe sul muro eretto dai partner della Nato per difendere l'Ucraina dall'invasione russa. Anche se i nuovi aiuti militari a Kiev annunciati recentemente - tra cui carri armati britannici, veicoli da combattimento americani e obici danesi e svedesi - testimoniano il fallimento di Vladimir Putin nel dividere gli alleati, dopo quasi un anno di conflitto vi sono alcune spaccature, in particolare riguardo la strategia per il futuro. Secondo il New York Times, che ha interpellato funzionari dell'Alleanza Atlantica e dell'intelligence Usa, da una parte c'è il fronte rappresentato da Londra, Polonia e Baltici che preme per l'invio di carri armati e armi più pesanti, nella convinzione che le forze di Volodymyr Zelensky possano cacciare i russi nei prossimi mesi e vincere la guerra. Una linea che il ministro della Difesa britannico, James Cleverly, ha presentato nella sua recente visita a Washington, dicendosi convinto che sia possibile per l'Ucraina ottenere una «vittoria» nella guerra quest'anno se gli alleati si muovono rapidamente per sfruttare le debolezze di Mosca.
Il Pentagono, invece, è su posizioni diverse, in linea con la Germania: ritiene essenziale cadenzare gli aiuti militari e soprattutto non «inondare» il suo esercito di armi che i soldati non sono in grado di usare. Per gli Usa inoltre è importante mantenere delle riserve nel caso, assai probabile, di un conflitto prolungato, in cui la Russia cercherà di logorare le forze di Kiev con tattiche simili a quelle di prima e seconda guerra mondiale. «Sarà molto, molto difficile cacciare militarmente le forze russe entro fine anno, per questo sarebbe meglio spingere Mosca verso una soluzione diplomatica», ha ribadito a Ramstein il capo di stato maggiore Usa, generale Mark Milley. Pur se alti diplomatici americani affermano di avere basse aspettative sul fatto che Putin avvii colloqui seri. Gli Stati Uniti, peraltro, secondo quanto rivelato da un alto funzionario dell'amministrazione Biden, stanno consigliando all'Ucraina di sospendere il lancio dell'offensiva «finale» fino a quando non sarà stata completata l'ultima fornitura di armi americane e l'addestramento ai soldati di Kiev.
Divergenze di strategia tra gli alleati in tempo di guerra sono la norma, è avvenuto durante la seconda guerra mondiale, ma anche in Vietnam, Irak e Afghanistan. Ora secondo gli analisti la situazione è diversa: al fronte ci sono solo gli ucraini e nessuno vuole dire loro come combattere una guerra in cui le loro forze hanno dimostrato grinta e determinazione. Intanto, Zelensky dopo aver ringraziato gli Usa per il nuovo contributo di 2,5 miliardi di dollari di aiuti, ha sottolineato che «centinaia di ringraziamenti non sono centinaia di carri armati. Se avete i Leopard, dateceli», ha aggiunto, mentre il suo consigliere Mykhailo Podolyak, sempre sulla questione del mancato via libera di Berlino per i tank, ha avvertito che «l'indecisione sta uccidendo sempre più persone. Ogni giorno di ritardo vuol dire la morte per gli ucraini. Pensate velocemente». E l'ambasciatrice di Kiev negli Stati Uniti, Oksana Markarova, ha affermato che «il tempo è essenziale» per portare i carri armati occidentali nel suo paese prima che la Russia lanci un'offensiva primaverile. Un altro appello a Berlino è arrivato dal ministro degli Esteri della Lettonia Edgars Rinkvis, il quale ha sottolineato che con i colleghi di Estonia e Lituania chiedono alla Germania «di fornire ora carri armati Leopard all'Ucraina. È necessario per fermare l'aggressione russa, aiutare Kiev e ripristinare rapidamente la pace in Europa. La Germania, in quanto prima potenza europea, ha una responsabilità speciale in questo senso».
Il pressing su Berlino non è solo diplomatico. Il ministro della Difesa Oleksii Reznikov ha spiegato che le forze ucraine si addestreranno per utilizzare i Leopard 2 in Polonia.
Parlando a Voice of America ha descritto l'addestramento come una svolta, augurandosi presto un via libera alla consegna dalla Germania. «Spero che Berlino segua il processo, conduca le consultazioni interne e arrivi alla decisione di trasferire carri armati. Sono ottimista riguardo a questo perché il primo passo è stato fatto».
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