Influenza aviaria, gli avvertimenti dell'Oms. "Non bevete il latte crudo, ma pastorizzato"

La diffusione del virus negli Usa preoccupa Ghebreyesus: "Dal 2021, 28 casi umani"

Influenza aviaria, gli avvertimenti dell'Oms. "Non bevete il latte crudo, ma pastorizzato"
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Il virus dell'influenza aviaria spaventa il mondo, che dopo il Covid teme una nuova pandemia («non è questione di se ma di quando», avverte periodicamente l'Oms, l'Organizzazione modniale della sanità. Il virus H5N1 che negli Stati Uniti ha causato un'epidemia tra i bovini da latte con un caso umano documentato, «rappresenta sicuramente un problema», come ricorda Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, secondo cui «la trasmissione di questo virus all'uomo si è verificata tante volte» in passato, a Sumatra in Indonesia, ed «è già stata descritta anche una catena di trasmissione animale-uomo, uomo-uomo e ancora uomo-uomo: tre generazioni di casi».

L'Oms ha consigliato i consumatori di tutto il mondo di acquistare soltanto latte pastorizzato, dal momento che il virus dell'aviaria «è stato rilevato nel latte crudo negli Stati Uniti, ma i test preliminari mostrano che la pastorizzazione uccide il virus», come precisa Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell'Oms, durante il periodico briefing con la stampa sui temi sanitari più caldi a livello internazionale.

Secondo quanto riferisce Ghebreyesus negli States «finora sono stati infettati 36 allevamenti in nove stati ed è stato segnalato un solo caso umano», un lavoratore di un allevamento colpito da congiuntivite emorragica in Texas. «Almeno 220 persone sono monitorate e almeno 30 sono state sottoposte a test. Tuttavia, molte più persone sono state esposte ad animali infetti» e sono quindi potenzialmente a rischio, «ed è importante che tutti coloro che sono esposti siano testati o monitorati e ricevano cure, se necessario», spiega Ghebreyesus. Il direttore dell'Oms ricorda che il virus «finora non mostra segni di adattamento alla diffusione tra gli esseri umani, ma è necessaria una maggiore sorveglianza».

«Dal 2021 - prosegue Ghebreyesus - sono stati segnalati 28 casi umani di influenza aviaria, sebbene da allora non sia stata documentata alcuna trasmissione da uomo a uomo. Sulla base delle informazioni disponibili, l'Oms continua a valutare il rischio per la salute pubblica dell'H5N1 come basso» per la popolazione generale, «e da basso a moderato per le persone esposte ad animali infetti».

Secondo Gianni Rezza, docente straordinario di Igiene all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in caso di epidemia di H5N1 sarebbe importante disporre di un vaccino «da produrre su ampia scala in tempi rapidi».

A questo proposito ci sono due aziende che già hanno prodotto dei vaccini pre-pandemici basati su H5. Quanto all'Italia, aggiunge Rezza, «quando ero al ministero opzionammo, in un joint program europeo, uno di questi vaccini pre-pandemici. È' chiaro che come Paese bisogna essere pronti».

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