Nemmeno il tempo di stupirsi per il licenziamento del ceo e co-fondatore di OpenAi, che già è partita la trattativa per riportare Sam Altman al suo posto. La decisione del consiglio d'amministrazione della società che ha creato ChatGPT, infatti, avrebbe irritato non poco gli investitori con in testa Microsoft, che ha puntato sulla società 10 miliardi, e Thrive Capital i quali stanno facendo pressioni sul consiglio di amministrazione per far rientrare Altman e azzerare l'attuale management. L'esame di potenziali nomi per il nuovo board è già in corso e, fra le opzioni sul tavolo, ci sarebbe Bret Taylor, l'ex co-ceo di Salesforce.
I contro «golpisti» sono fiduciosi che l'imprenditore 38enne accetterà di ritornare, ma per il momento Altman ha mostrato qualche esitazione. Forse è solo una strategia negoziale, ma secondo indiscrezioni starebbe in realtà riflettendo sulla possibilità di lanciare una nuova società di intelligenza artificiale insieme all'amico Greg Brockman, che ha co-fondato OpenAi insieme lui, e si è dimesso dopo aver appreso del suo licenziamento insieme ad altri ricercatori di alto livello della società in segno di protesta. Altman, del resto, ha grande seguito tra i dipendenti (la stessa ceo ad interim Mira Murati gli ha dimostrato sostegno ripubblicando un suo post su X, l'ex Twitter) e il suo addio rischia di portare a uno svuotamento di talenti mortifero per un gioiellino che secondo alcune stime vale 86 miliardi di dollari. Di certo, poi, Satya Nadella, il ceo di Microsoft, è disposto a tutto pur di scongiurare la nascita di un temibile competitor guidato da un personaggio che conosce ogni segreto di ChatGPT, avendolo visto nascere.
Rimangono ancora avvolti nel mistero i motivi dell'allontanamento di Altman. A livello ufficiale il board di OpenAi ha parlato di una generica «mancanza di trasparenza» alla base della decisione, ma è probabile che dietro ci siano posizioni diverse all'interno del consiglio d'amministrazione su quali fossero gli sviluppi futuri della società. Secondo indiscrezioni, l'ex ceo avrebbe voluto imprimere un'espansione dell'offerta commerciale di OpenAi. Il tema era permettere alla società di realizzare profitti più rapidamente, senza perdere di vista la sicurezza nello sviluppo dell'intelligenza artificiale. Un compromesso non sempre facile. Su questo, a quanto si dice, si sarebbero consumati pesanti scontri con Ilya Sutskever, un altro co-fondatore della società che è poi riuscito a tirarsi dietro la maggioranza del board. Quest'ultimo, sempre secondo indiscrezioni, non avrebbe visto di buon occhio l'ambizione di Altman di raccogliere denaro, si dice anche da fondi sovrani in Medio Oriente, per sviluppare chip potenti per competere con Nvidia in un progetto, scrive Bloomberg, dal nome in codice Tigris. Così come non avrebbe approvato le trattive con Softbank per investire in una nuova società di hardware funzionale all'intelligenza artificiale da realizzare insieme all'ex designer di Apple Jony Ive. Tutte iniziative che, secondo gli oppositori di Altman, avrebbero portato la società lontana dai progetti originari. Open Ai, del resto, ha una divisione commerciale, a scopo di lucro, che è quella che ha lanciato ChatGPT, controllata però da un'altra entità no profit. Questa struttura era stata voluta, otto anni fa, dallo stesso Altman come una sorta di assicurazione affinché l'intelligenza artificiale venisse sviluppata a beneficio dell'intera umanità.
Oggi, però, lo stesso Altman avrebbe chiesto di modificare questo assetto di governance come condizione per ritornare, al fine di tutelare se stesso e la società da futuri scossoni. A conti fatti, quindi, il suo licenziamento potrebbe fruttagli molto più potere.
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