Le intercettazioni dell'Armata rossa "Ho sparato io all'uomo sulla bici" "Prima li torturo..."

Un rapporto riservato degli 007 tedeschi con le voci dopo Bucha. Il sindaco: "Il 90% dei morti uccisi da proiettili, non da schegge"

Le intercettazioni dell'Armata rossa "Ho sparato io all'uomo sulla bici" "Prima li torturo..."

Berlino. Sangue a Borodyanka e orrore a Hostomel. Dopo Bucha, almeno altri due villaggi nell'immediata periferia settentrionale di Kiev occupati dai russi nelle scorse settimane sarebbero diventati il teatro di crimini odiosi commessi dai militari russi contro la popolazione civile. Notizie che cominciano a circolare dopo che nei giorni scorsi il Cremlino ha annunciato un ridispiegamento delle proprie truppe, richiamate dal Nord dell'Ucraina per aumentare la potenza di fuoco a Sud, lungo le coste del Mar Nero, e sul Donbass.

Per Borodyanka, dove ieri sono stati trovati 26 cadaveri sotto le macerie di due edifici bombardati, ha parlato il consigliere del ministro degli affari interni dell'Ucraina, Anton Gerashchenko, secondo cui dal villaggio di 12mila anime mancano all'appello 200 persone. Situazione analoga nella vicina Hostomel: gran parte dei suoi 16mila abitanti sono fuggiti ma 400 locali risultano scomparsi nel nulla mentre 11 corpi sono stati trovati in un garage del villaggio.

«Non potete capire - ha detto il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba riferendosi a Bucha - come ci si sente nell'apprendere che una persona che conosci è stata violentata per giorni e quando finalmente è arrivata a Kiev è andata direttamente in psichiatria. O cosa si prova davanti al fatto che i soldati russi hanno violentato i bambini». Il sindaco Anatoly Fedoruk ha parlato invece di 320 cadaveri contati dagli esperti forensi dopo le ricerche delle ultime ore. «Quasi nel 90 per cento dei casi sono ferite da proiettili, non schegge», ha affermato rivolto alla tv ucraina Dw.

Dalla Germania rimbalzano notizie di atrocità attribuite ai russi in guerra. Lo Spiegel riporta il contenuto di un rapporto riservato che il servizio di intelligence tedesco Bnd ha illustrato alla commissione Servizi del Bundestag. Il Bnd avrebbe intercettato trasmissioni radio del personale militare russo in cui si discuteva di omicidi di civili a Bucha. Tra i dialoghi via radio tra i militari c'è quello di un soldato che dice a un commilitone che lui e i suoi colleghi hanno sparato all'uomo in bici. In un'altra intercettazione viene invece indicato il metodo da seguire con i militari ucraini: prima si interrogano i soldati, poi si spara. E il materiale dimostrerebbe anche che membri delle truppe mercenarie russe «Wagner» erano significativamente coinvolti nelle atrocità. Bucha insomma sarebbe lo specchio di una strategia per diffondere paura e terrore tra la popolazione civile e soffocare la resistenza. E così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostenuto che la Russia sta blocca i corridoi umanitari a Mariupol al solo fine di nascondere le prove delle «migliaia» di persone uccise nella città meridionale ucraina assediata. «Hanno paura che il mondo possa vedere cosa sta succedendo lì», ha affermato alla TV turca Habertürk.

Per capire le ragioni del comportamento sanguinario attribuito ai militari russi in Ucraina, il canale tedesco Ntv ha intervistato Jörg Baberowski dell'Università Humboldt di Berlino, considerato il massimo esperto di storia dell'Urss e di violenza stalinista. «Noi che viviamo in pace crediamo nel processo di civilizzazione, consideriamo impossibile il ripetersi di atrocità». Invece, ha spiegato, quello di Bucha «è un modello ricorrente in tutte le guerre: dal terrore francese in Algeria a quello americano nel carcere iracheno di Abu Ghraib». Baberowski riconosce poi una specificità dei soldati russi che sarebbero male equipaggiati, male addestrati, affamati, senza ricovero e sottoposti a una dura disciplina. Una miscela che esplode quando viene data loro carta bianca. Sorprendente, sottolinea ancora Baberowski, è invece come in 80 anni non sia cambiato nulla. «Le guerre in Cecenia hanno seguito lo stesso schema. Alla fine, l'esercito russo rase al suolo la capitale Grozny, ci furono stupri, massacri e abusi. La violenza si nutre della loro stessa umiliazione.

I soldati umiliati sono tentati di elaborare le proprie esperienze in un modo che umilia gli altri. Questo è purtroppo un continuum nella storia della violenza russa. L'esercito russo è una prigione. Non mi sorprende che si verifichi una tale brutalità».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica