
«Allarmismo ingiustificato». Nel coro di indignazione che serpeggia nella magistratura e nel partito mediatico a favore delle Procura sulla nuova legge sulle intercettazioni, emerge una autorevole voce di dissenso. È la voce di un procuratore capo, di un magistrato che con le intercettazioni ha a che fare quotidianamente: ne conosce l'utilità, i rischi, i costi economici e quelli sociali. Alfonso d'Avino (nella foto), procuratore della Repubblica a Parma, in una intervista al Foglio ha invitato tutti a leggere bene il testo: le intercettazioni si potranno continuare a fare, sia contro il crimine organizzato che contro i reati dei colletti bianchi, di quei politici, che la riforma all'esame del Parlamento viene accusata di voler mettere al riparo dal rischio-intercettazioni.
Il vero rischio, dice invece d'Avino, è «fare arrivare all'opinione pubblica messaggi sbagliati». A suscitare l'allarme di altri procuratori - dal napoletano Nicola Gratteri al pratese Luca Tescaroli - soprattutto la norma che fissa un tetto massimo di 45 giorni alla durata delle intercettazioni. «Un regalo alla criminalità organizzata», titola il sito Antimafiaduemila.
La realtà, dice d'Avino, è assai meno drammatica: «Non è vero che non si potranno svolgere intercettazioni per più di quarantacinque giorni». La norma attuale prevede rinnovi dei decreti ogni quindici giorni, senza alcun limite se non quello della durata delle indagini preliminari, e i rinnovi dovrebbero avvenire con un decreto motivato «qualora permangano - ricorda d'Avino - i presupposti iniziali dei gravi indizi di reato e della assoluta indispensabilità. È una formula vaga. Tant'è che l'accoglimento da parte del gip della richiesta di proroga del pm è diventato quasi un automatismo. Così oggi spesso si va avanti con le intercettazioni per mesi e mesi». La riforma, spiega il procuratore di Parma, «richiede semplicemente che la assoluta indispensabilità delle intercettazioni debba essere giustificata dall'emergere di elementi specifici e concreti». In questo caso, gli ascolti potranno proseguire tranquillamente anche dopo il primo mese e mezzo. E comunque non è vero che la norma favorirà criminali di ogni genere: si è scritto addirittura che i sequestratori adesso per chiedere il riscatto aspetteranno quarantacinque giorni per non venire registrati, «ma il sequestro è uno di quei reati, come la mafia e il terrorismo, per i quali non è affatto previsto il limite». E lo stesso vale per i reati contro la pubblica amministrazione puniti con più di cinque anni di carcere: compresi dunque la corruzione e la concussione. Il tetto, dice il procuratore, poteva essere magari un po' più lungo: «ma ritengo giusto che, trascorso un periodo di tempo che possa essere di 45 o 60 giorni, a un certo punto si tracci una riga e si veda se dalle intercettazioni sono emersi elementi utili». Morale: «Noi magistrati non dobbiamo usare le intercettazioni andando alla pesca sperando che prima o poi qualcosa esca». Parole urticanti, proprio perché vengono da un procuratore.
La nuova legge, che ha come primo firmatario il forzista Pierantonio Zanettin, è già stata approvata
definitivamente dal Parlamento ed è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. «Una legge di civiltà - dice Zanettin - che non aiuta i mafiosi ma tutela i cittadini da intercettazioni senza fine e senza controllo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.