Guido Bertolaso, medico, ex Capo della protezione civile, oggi coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia, il passaggio è molto delicato. L'Italia ha numeri positivi eppure c'è lo spettro di un nuovo inverno di chiusure. Quale lettura dà lei? È ottimista?
«Non ha senso deprimersi, cosa dovrebbero fare gli altri Paesi europei? Da noi la situazione al momento è sotto controllo, ovvio i numeri stanno peggiorando, ma era scontato. Nessuno ha mai detto che il virus era stato debellato, ma con la imponente campagna di vaccinazione che abbiamo messo in piedi, avremo sì letti di terapia intensiva che saranno riempiti di nuovo da casi di Covid (casi che riguarderanno quasi nella totalità i non vaccinati), ma nel contesto di quello che sarebbe potuto accadere senza la campagna di vaccinazioni, sicuramente una situazione positiva».
Nella situazione data, lei esclude nuovi lockdown?
«Non credo ci saranno lockdown, qualche regione indisciplinata ci sarà, potremmo arrivare a qualche zona gialla in Italia, ma rispetto a quello che abbiamo visto nei quasi 24 mesi passati direi che la situazione è decisamente più tranquilla. Non bisogna abbassare la guardia e continuare nell'impegno vaccinazioni».
Il governo sta discutendo nuove misure restrittive. Come le valuta?
«Assolutamente d'accordo, la validità del Green Pass deve essere accorciata a 6-9 mesi, deve essere limitato l'uso dei tamponi (soprattutto antigenici). Il Green Pass deve essere vincolato alla vaccinazione».
La nuova tempistica di terze dosi e Green pass. Qualcuno oggi ha scritto che in Lombardia «non è pronta».
«Anche qui evito polemiche, lascio che siano i numeri a parlare. Oggi la Lombardia vaccina oltre 40mila persone al giorno con la terza dose, praticamente il 30% del dato nazionale».
Che peso dà al fenomeno No Vax? Bisogna insistere e provare a persuaderli?
«Credo occorra fare una distinzione fondamentale tra i no vax e gli italiani indecisi e confusi da tutte le voci dei cosiddetti esperti che in questi mesi hanno fatto a gara per apparire in tv. Sui primi c'è poco da dire, non si po' discutere con chi è convinto che inseriamo loro dei microchip sottocute, invece dobbiamo saper comunicare in maniera chiara agli indecisi. Perché i vaccini funzionano, i numeri della Lombardia ne sono un esempio inconfutabile».
Quali sono le prospettive del suo impegno? Con un miglioramento del quadro sembrava che la macchina vaccinale potesse andare avanti «con le sue gambe, ma ora?
«La macchina lombarda funziona benissimo, ma come tutte macchine ogni tanto hanno bisogno di una revisione. Io rimarrò fino a quando la mia presenza sarà necessaria».
Ma il suo incarico era retribuito con 1 euro? È giusto?
«Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese. Ho usato spesso questa citazione e posso dire che sia il motto su cui ho basato la mia vita. Sono arrivato qui nel momento più difficile per la Lombardia e per l'Italia, con l'intenzione di aiutare mettendo a disposizione la mia esperienza. L'idea di farlo per soldi nemmeno mi ha sfiorato».
In questo anno e mezzo, ha dovuto subire anche polemiche e attacchi politici. Ma che giudizio dà lei dell'operato dei politici? Fra lei e il generale Figliolo si avverte stima e considerazione reciproca. Il governo Draghi ha cambiato il clima? Lei spera che il suo lavoro prosegua?
«Io non giudico nessuno, mi sono sempre ritenuto un uomo delle istituzioni a servizio dello Stato e mai dei singoli partiti. Sicuramente con il governo Draghi c'è stato un cambio di passo notevole, anche e soprattutto grazie alla scelta del generale Figliuolo come commissario straordinario alla lotta al Covid.
Per quanto riguarda l'ospedale in Fiera il tempo e i numeri (purtroppo) ne hanno dimostrato l'utilità. Il sottoscritto rimarrà finché la sua presenza sarà di aiuto alla Regione. Ho sempre un lavoro di nonno a tempo pieno che mi aspetta».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.