"Io non ho mai dubitato che sarebbe finita così. Le opere sono autentiche"

La notizia del proscioglimento dalle accuse arriva a Vittorio Sgarbi poco prima di salire su un aereo da Roma per Albenga

"Io non ho mai dubitato che sarebbe finita così. Le opere sono autentiche"

La notizia del proscioglimento dalle accuse arriva a Vittorio Sgarbi poco prima di salire su un aereo da Roma per Albenga.

Non luogo a procedere: se lo aspettava?

«Devo dire che questo gup di Roma (Angela Gerardi, ndr) deve essere molto intelligente. Ha usato la ragione che non hanno usato i carabinieri».

Vittorio Sgarbi è un fiume in pena, anche perché la vicenda si trascina da tempo, oltre 10 anni. Tutto ruota attorno all'eredità sulle opere di Gino De Dominicis, figura estremamente particolare (per usare un eufemismo) dell'arte italiana del Secondo Novecento. Nel '72 espose alla Biennale di Venezia una persona con Sindrome di Down come «opera d'arte». Muovendosi tra scultura, pittura, architettura e filosofia, De Dominicis non voleva essere definito né le sue opere potevano essere fotografate. Questo è il punto: a Sgarbi è stata contestata la falsa attribuzione di alcuni suoi lavori da parte di Italo Tomassoni, quando il critico e parlamentare era anche presidente della Fondazione Archivio De Dominicis, costituita alla morte dell'artista, di cui Sgarbi era amico, nel 98.

L'accusa di Tomassoni è stata sostenuta dal Nucleo di Tutela del patrimonio artistico dei carabinieri.

«I carabinieri mi hanno pedinato, intercettato e mai interrogato. Hanno perso tempo e non hanno capito il problema. Qui parliamo di arte concettuale. Ciò che conta è il concetto stesso dell'opera che vale in sé, molto più delle sue riproduzioni. Non si possono applicare le stesse categorie di falsificazione che potremmo usare per un Fontana, un De Chirico, un Morandi».

Le è stato contestato anche l'aver attribuito opere in base alle fotografie, in un albergo, mentre era al telefono.

«E questo che cosa significa? Posso fare attribuzioni, se conosco bene l'artista, in qualsiasi condizione. Sulle fotografie poi dobbiamo intenderci: De Dominicis stesso non voleva che alcuna sua opera fosse mai riprodotta. Eppure di alcuni suoi lavori, come nel caso di quello discusso a Venezia, che poi gli ha dato fama anche grazie alla parodia che Alberto Sordi ne fece in Le vacanze intelligenti, le foto sono l'unica testimonianza che ci resta».

Ha sentito Duccio Trombadori, anche lui liberato dalle accusa «perché il fatto non costituisce reato»?

«Non oggi (ieri, ndr).

Entrambi eravamo convinti che si trattasse di accuse costruite sul nulla, dove la stessa ipotetica vittima (il collezionista e mecenate Luigi Koelliker, ndr) non ha mai detto di sentirsi vittima. I veri falsi su cui avevo allertato i carabinieri sono altri, come la Tavola Doria, su cui sono stati spesi denari per dimostrare che era di Leonardo e ora è attribuita al Poppi e non la vuole nessuno».

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