Roma Onorevole Elena Centemero, pare che lei sia una delle poche in regola con il pagamento mensile della quota di 800 euro al partito. 29 parlamentari su 92: non si sente una polla?
«No, affatto. Lo trovo sacrosanto. È il mio senso del dovere».
Mai una dimenticanza: complimenti.
«Ho fatto il rid in banca: automaticamente, ogni mese, verso quanto devo sul conto Lombardia di Forza Italia. Così non ci penso più».
800 al mese fanno 9.600 euro l'anno. Un bel gruzzolo.
«Sì ma è più che giusto. La politica costa e dare un contributo al proprio partito lo trovo giustissimo. Pensi, poi, che Forza Italia chiede molto meno degli altri: i parlamentari della Lega versano 3mila euro e quelli del Pd 2mila e 500 euro».
Complimenti a lei.
«Grazie, ma penso che sia doveroso contribuire anche economicamente oltre che facendo politica sul territorio e in Parlamento».
È messa bene anche in termini di produttività politica?
«Sono al venticinquesimo posto in assoluto. Tra gli azzurri sono seconda dopo Francesco Paolo Sisto; prima tra le donne in Forza Italia, quarta in assoluto dopo le piddine Ferranti e Quartapelle e l'udiccina Binetti».
Tra i suoi colleghi morosi c'è chi si difende dicendo che però ha contribuito molto alle campagne elettorali. Sta in piedi?
«No. Anche io ho contribuito alle campagne elettorali, oltre alla quota mensile degli 800 euro. Pago la sede del partito ad Arcore e la persona che lì ci lavora. Il fatto è che la politica costa e ora, per via della nuova legge, Berlusconi non può più metter mano al portafogli come faceva un tempo».
Un male?
«Berlusconi è sempre stato fin troppo generoso e fin troppo accondiscendente nei confronti di chi non paga».
Giusta la sanzione di non ricandidare chi non è a posto con i contributi?
«Sacrosanta. Farei di più: visto che il foundraising è molto difficile, andrei a vedere chi tra noi ha dato anche il 2 per mille dell'Irpef al partito».
Lei è ricca di famiglia?
«Nient'affatto. Ma lo faccio per senso di responsabilità. Trovo sia giustissimo. Come giustissima è la gestione cristallina delle risorse».
Perché ora non lo è?
«Sì, certo che lo è. In più io sarei per una gestione regionale delle risorse: ogni coordinatore dovrebbe indicare come sono stati spesi i soldi sul territorio».
Lei ha contribuito anche alla campagna elettorale di Stefano Parisi su Milano?
«Certo che sì».
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