Ipotesi tregua sul terzo mandato. Ma il Carroccio tiene duro su Zaia

Il braccio di ferro sul terzo mandato continua

Ipotesi tregua sul terzo mandato. Ma il Carroccio tiene duro su Zaia
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Il braccio di ferro sul terzo mandato continua. L'ipotesi di un vertice dei leader, annunciato per la giornata di ieri, alla prova dei fatti non si concretizza. Il rendez-vous potrebbe però prendere forma oggi quando Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si ritroveranno a Cagliari per chiudere la campagna elettorale del candidato governatore del centrodestra, Paolo Truzzu.

Ieri mattina, invece, il vertice a cui hanno partecipato il governo e i capigruppo della maggioranza in Commissione Affari costituzionali al Senato, si è risolto in un nulla di fatto. La Lega - di fronte alle richieste di Fdi e Forza Italia di fare un passo indietro sull'emendamento sul Terzo mandato per i presidenti di Regione - ha preso tempo, ha ribadito le proprie posizioni e rinviato la questione a un confronto ai massimi livelli. Una possibilità che nessuno ora si sente di escludere è che la Lega possa decidere di non ritirare il proprio emendamento e farselo bocciare in Commissione. Un modo per dimostrare al proprio elettorato, e in particolare ai militanti veneti che tifano per un nuovo mandato di Luca Zaia, la propria coerenza. A quel punto la questione potrebbe essere ripresa in mano - come in queste ore sta chiedendo Massimiliano Fedriga - dopo le Europee in modo da poterla gestire in maniera più fredda e non nel cuore di una stagione elettorale.

Bisogna anche tenere presente che i tempi potrebbero allungarsi e il confronto in Commissione potrebbe slittare alla prossima settimana. Un rinvio che potrebbe favorire il dialogo e la ricerca di una tregua, armata o meno che sia.

Tra gli alleati in queste ore si registra una certa irritazione. I dirigenti di FdI e Fi si aspettavano che arrivasse un segnale e l'emendamento venisse ritirato, tanto più che Matteo Salvini continua a sostenere che «si troverà una soluzione». Parole che incontrano l'apprezzamento di Antonio Tajani e Paolo Barelli ma che al momento non si traducono in fatti concreti. Inoltre bisogna ancora sciogliere il nodo Basilicata, con Vito Bardi che resta favorito, mentre inizia a prendere corpo l'ipotesi che la Lega possa ottenere come compensazione per il passo indietro fatto per la Regione Sardegna, il candidato sindaco di Cagliari.

Dopo la riunione della Commissione Affari costituzionali del Senato alza le mani il presidente meloniano Alberto Balboni: «A questo punto - dice - in Commissione ciascuno sarà libero di esprimere il voto secondo il proprio convincimento. Se poi a livelli superiori i vertici dei quattro partiti della maggioranza trovassero una sintesi, ovviamente questa sarebbe valutata e accettata», spiega. Ma «a oggi non c'è nessuna comunicazione». «Si registra una divergenza di opinioni come legittimo che sia su un tema che non faceva parte dell'accordo di programma». E Maurizio Gasparri ribadisce: «Forza Italia mantiene la sua contrarietà al terzo mandato e nei comuni sopra i 15mila abitanti e per le Regioni e si confronterà serenamente con le altre posizioni. Riteniamo che prevarrà quello che noi ed altri proponiamo, ma non c'è nessuno scontro e nessuna tensione all'interno della maggioranza».

Sullo sfondo Luca Zaia fa capire di non avere nessuna intenzione di allentare la presa e lancia una piccola provocazione nei confronti dei parlamentari.

«Se la motivazione è il timore che si creino centri di potere, non capisco perché in Italia ci siano solo due cariche a rischio per i centri di potere: i sindaci e i presidenti di Regione, che hanno il blocco dei mandati. Tutte le altre cariche possono star lì a vita. Io penso che la politica, nel momento in cui fa quello che il popolo non vuole, si scolla dal popolo, e il popolo se ne ricorda».

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