Continuano in Iran, per la sesta settimana consecutiva, i raduni di protesta degli studenti e gli scioperi di alcuni settori produttivi dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane morta dopo un fermo per un velo indossato in modo considerato improprio. E sono ancora attive le restrizioni di internet nonostante un appello degli attivisti.
Gli studenti delle università di Teheran, e anche quelli di altre città come Isfahan, Shiraz, Ahvaz, Tabriz, Yasouj, Ardakan, Yazd, Sari, Bandar Abbas e altre, sono scesi in strada gridando slogan, con le donne a capo scoperto. Alla Sharif University, recentemente oggetto di un grave attacco da parte delle forze di sicurezza, e in altri atenei, gli studenti si sono ribellati al divieto di condividere i pasti in sale separate e uomini e donne si sono seduti insieme a mangiare in mensa. Sono intanto proseguite le serrate di bazar e negozi, soprattutto nelle città curde di Sanandaj, Bukan e Saghez. Anche la fabbrica di cioccolato di Aidin, nella città nord-occidentale di Tabriz, si è unita agli scioperi dei lavoratori nel settore petrolchimico e in altri settori produttivi. Venerdì, dopo la preghiera, nella città di Zahedan, nel sud-est del Paese, si è svolta un'imponente manifestazione. La popolazione di etnia baluci è scesa in piazza per ricordare le 96 vittime degli scontri con le forze di sicurezza iraniane avvenuti il 30 settembre in quello che è ricordato come «il venerdì di sangue».
Come confermato anche dai media ufficiali iraniani, nella città sono avvenuti anche scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, che hanno arrestato almeno 57 «rivoltosi» dopo che i manifestanti hanno scagliato pietre contro gli automobilisti e danneggiato banche e altre proprietà private.
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