Gerusalemme - Sono già due giorni che i metal detector denunciati come un ennesimo tentativo da parte israeliana di controllare, sottomettere, forse distruggere la Moschea di Al Aqsa sono stati smantellati. Ma solo ieri Muhamad Hussein, il gran mufti, ha annunciato che il boicottaggio iniziato il 14 di luglio è finito e che si può tornare a pregare sulla Spianata. Anche Abu Mazen fa sapere che si può andare di nuovo nel luogo santo a genuflettersi di fronte a Allah. Molti musulmani, così, ieri pomeriggio si sono precipitati in cortei trionfanti alla Moschea, festeggiando quella che appare come una capitolazione di Israele di fronte al terrorismo islamico e alle pressioni esercitate da tutto il mono. Data la passione per le congiure e le cospirazioni, c'è anche chi dice che è tutta una finta e che gli israeliani già si ingegnano di trovare altre strade di controllo: per esempio Al Jazeera ha detto che macchine da presa nascoste spiano e filmano coloro che vengono frugati e li mostrano nudi ai poliziotti israeliani. Una storiella come quella dei delfini-spia che adorna la mitologia anti israeliana.
La verità è più complicata e più semplice, e ha una dimensione regionale strategica: due blocchi si sono mossi subito dopo l'attacco terrorista palestinese che il 14 luglio ha lasciato sul terreno due guardie israeliane uccise e poi i loro assassini, e che poi ha condotto all'orrido eccidio della famiglia Salomon sterminata a Halamish. L'inizio è un classico del terrorismo islamico, che ha avuto seguito nel grande funerale d'onore che si è tenuto per i tre terroristi, lodati come shahid su tutta la stampa palestinese, di Hamas e di Fatah: si tratta dei tre giovani Jabarin che decidono di «salvare» Al Aqsa, di «morire per» Al Aqsa, in seguito all'incitamento senza limiti che disegna gli ebrei come oppressori. Se li abbia aiutati l'Isis o Hamas o abbiano avuto armi da fuori Israele, non fa niente. È la loro formazione stessa che porta al terrorismo. Tanto per non dimenticare, Abu Mazen per esempio parlò del fatto che gli ebrei «calpestano la spianata coi loro piedi sudici». Ma dopo il 14 Arafat chiamo la brigata terrorista dei «martiri di Al Aqsa». Quando nel luglio si presenta l'opportunità di un risveglio di massa, mondiale, contro Israele per le Moschee, si muovono due campi, quello che ha interesse allo scontro e quello che non lo vuole. Netanyahu agisce razionalmente quando affida alla polizia il compito di sorvegliare gli ingressi, ma deve poi rinunciarvi per ragioni strategiche sovrastanti: la complicazione giordana del giovane terrorista ucciso dal membro dell'ambasciata, stava per privarlo di un membro importante del club della pace, il re Abdullah. La soluzione della rinuncia ai metal detector porta al ripristino della normale gestione giordano-palestinese della Spianata.
Nel frattempo si erano mossi per una guerra totale tutti gli amici dei Fratelli Musulmani: in testa, inopinatamente, Erdogan, sempre alla ricerca del perduto impero Ottomano, del ruolo di leader di tutti i musulmani: dalla Turchia ha minacciato, condannato, ribadito il suo invito all'islam a considerare come sua la questione di Gerusalemme; Hamas naturalmente ha visto una bella occasione di scontro totale e così il movimento islamista guidato dallo sceicco Raed Salah. Dietro, si intravede il Qatar, oggi in difficoltà per l'embargo dei Paesi sunniti. Abu Mazen si è unito a questa schiera, perché la sua forza è indebolita dalla perdita di fiducia del mondo arabo. Dall'altra parte però i giordani, gli egiziani, i sauditi hanno capito che un'insurrezione avrebbe favorito la parte a loro avversa, quella che costituisce il lasciapassare per l'Iran e gli Hezbollah in Medio Oriente. Il re Salman si è speso con telefonate a Trump perché premesse per togliere le istallazioni, e con un invito personale a Abbas al summit arabo di Ryiad. È andata? Difficile dirlo.
Si saprà bene solo oggi durante la preghiera alle moschee, una parte del mondo islamico incita a continuare gli scontri e ieri si vedevano ancora drappelli per le strade. Netanyahu è stato contestato da destra per aver abbandonato il bastione della sovranità. Ma questa è la politica, sarebbe stato sciocco non mettere i metal detector, sciocco non toglierli.
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