Israele, sì all'intesa e piano per Gaza. "Lavoriamo all'alternativa a Hamas"

Il consigliere di Bibi: "L'accordo non è buono ma libera gli ostaggi". Gallant: "Ora un nuovo governo nella Striscia". In 120mila in piazza

Israele, sì all'intesa e piano per Gaza. "Lavoriamo all'alternativa a Hamas"
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Se il cessate il fuoco permanente a Gaza sembra ancora un traguardo lontano, la tregua di sei settimane potrebbe essere più vicina, al netto delle continue giravolte a cui ci ha abituato la crisi in Medioriente. È quello che si spera in queste ore, in attesa del via libera di Hamas e dopo che il consigliere per la politica estera di Benjamin Netanyahu, Ophir Falk, ha confermato che Israele «ha accettato l'accordo» presentato venerdì da Joe Biden come una proposta israeliana in tre fasi. Anche se «ci sono molti dettagli da risolvere» e l'esercito israeliano ha ordinato ieri una nuova operazione a Rafah, la tregua potrebbe essere un obiettivo alla portata. «Non è un buon accordo - ha spiegato il consigliere al Sunday Times - ma vogliamo veramente che gli ostaggi vengano tutti rilasciati». Il nodo resta sempre il ritiro totale delle truppe israeliane da Gaza e lo stop definitivo ai combattimenti, che dovrebbero sopraggiungere attraverso nuovi negoziati nella seconda fase dell'intesa, dopo che nella prima verrebbero rilasciati alcuni ostaggi (donne, bambini e anziani) in cambio di una sospensione della battaglia di sei settimane e del rilascio di un primo gruppo di detenuti palestinesi. Se la seconda fase si prospetta complicata, la prima sembra più facile da realizzare, sia per Hamas ormai sotto torchio da otto mesi, che per il governo israeliano, pressato dalla piazza dei familiari degli ostaggi e dei contestatori del primo ministro Benjamin Netanyahu, che chiedono una svolta e nella notte fra sabato e domenica sono scese in piazza a Tel Avuv oltre 120mila persone, la manifestazione più imponente dal 7 ottobre.

«Se la proposta sarà accettata da Hamas - ha spiegato il portavoce del consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby - abbiano piene aspettative che Israele dica di sì». Favorevole è il capo dello Stato Isaac Herzog, che dopo aver ringraziato Biden «per il suo discorso e i continui sforzi», ha fatto sapere di aver dato a Netanyahu e al governo «il pieno sostegno» per un accordo. Il primo ministro israeliano è frenato dagli esponenti di estrema destra del suo esecutivo, insiste sull'eliminazione di Hamas come condizione principale del ritiro dalla Striscia di Gaza e della fine della guerra, ma potrebbe dare il via libera almeno alla prima fase dell'intesa, lasciando aperte le discussioni sulla seconda.

Chi attende nuovi sviluppi, mentre vive un disastro umanitario senza precedenti, sono i palestinesi di Gaza. In una settimana nella Striscia sono entrati 1.858 camion carichi di aiuti, dopo essere stati ispezionati dalle autorità israeliane. Ma non sono sufficienti. Ieri si è svolto al Cairo l'incontro tra delegazioni di Stati Uniti, Egitto e Israele per la riapertura del valico di Rafah, con l'Egitto che insiste sulla necessità che Israele si ritiri dal lato palestinese del valico perché possano di nuovo passare gli aiuti, almeno 350 camion al giorno.

Comunque vada, si pensa già il dopoguerra. Il ministro della difesa Yoan Gallant ha spiegato che Israele lavora per un governo alternativo a quello di Hamas nella Striscia, anche se sui suoi contorni ci sono ancora parecchie divergenze dentro l'esecutivo e rispetto all'alleato di ferro, gli Stati Uniti. Proprio questo potrebbe essere per Hamas il vero ostacolo: dare il via libera a un accordo che prevede la sua esautorazione dalla Striscia.

Come se non bastasse la battaglia a Gaza, cresce la tensione anche nel nord di Israele, al confine con il Libano.

Gli estremisti libanesi di Hezbollah hanno lanciato ieri circa 40 razzi e droni carichi di esplosivo, dopo che l'esercito israeliano aveva effettuato un'ondata di attacchi notturni contro il gruppo terroristico, proprio per fermare i continui lanci che arrivano dal gruppo sciita che ha deciso di unirsi alla «resistenza» di Hamas contro Israele.

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