"Italia caso negativo". Uno studio di Harvard demolisce il governo

L'università: "Ricetta fallimentare contro la pandemia, è l'esempio da non seguire"

"Italia caso negativo". Uno studio di Harvard demolisce il governo

L'Italia è ormai un caso di studio mondiale per capire come non gestire la pandemia. Un «modello», come dice il premier Conte, ma in negativo. Dopo che il New York Times ha fatto a pezzi il governo italiano per aver sottovalutato il rischio e poi scatenato il panico nella popolazione (l'assalto ai treni per il sud) con una goffa sequenza di misure tardive, ora è la prestigiosa Harvard Business Review a mettere in fila i clamorosi fallimenti del governo Conte nell'emergenza sanitaria. L'obiettivo dello studio è «aiutare i leader di Usa e Europei a imparare dagli errori commessi dall'Italia». In sostanza la ricetta suggerita per affrontare efficacemente il Covid19 è studiare attentamente come ha agito l'Italia, e poi fare l'esatto contrario.

Una parte della disfatta italiana è attribuibile alla «bad luck», sfortuna, concedono generosamente gli autori, tre economisti della Harvard Business School. Ma tutto il resto dimostra l'incapacità dei leader italiani a organizzare «una risposta sistematica al virus e a imparare dagli errori fatti all'inizio», anche perchè modelli efficaci di contenimento, messi in campo «in Cina e altrove» come Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Hong Kong, erano già disponibili, quindi sarebbe bastato copiarle. Invece l'Italia ha seguito un approccio autonomo, purtroppo completamente sbagliato.

Il primo errore, sottolineano gli autori, è non aver capito la pericolosità del Coronavirus. «L'emergenza è stata accolta all'inizio con scetticismo, nonostante diversi scienziati avessero avvertito della potenziale catastrofe. Tanto che a fine febbraio alcuni importanti politici italiani si sono fatti vedere a stringere le mani a Milano per dimostrare che non era il caso di farsi prendere dal panico e di bloccare tutto». Qui il riferimento è a Nicola Zingaretti, leader del Pd che il 27 febbraio scorso era sui navigli a Milano per consumare un aperitivo in mezzo alla gente invitando gli italiani a non ascoltare l'allarmismo populista e razzista della destra («Bisogna isolare i focolai ma non bisogna distruggere la vita o diffondere il panico» disse). Qualche settimana dopo lo stesso Zingaretti è risultato positivo al tampone, ricorda la Harvard Business Review omettendo per pietà il nome del segretario Pd.

La «seconda lezione» che gli altri paesi possono imparare dall'Italia, per non commettere lo stesso errore, è che un'emergenza del genere richiede «un insieme di azioni messe in campo simultaneamente». L'Italia invece ha adottato lo schema opposto, «una serie di decreti che hanno gradualmente aumentato le restrizioni, dalle zone rosse fino al blocco dell'intero paese», il risultato di questo lento procedere per gradi è stato che «l'Italia ha inseguito la diffusione del virus, invece che prevenirla». Di qui il record di contagi e di morti.

L'altro grande errore è stato di limitare il numero di tamponi, lasciando così incontrollati gli asintomatici contagiosi. Il Veneto è stato più proattivo nel tracciamento dei potenziali positivi, mentre la Lombardia «ha optato per un approccio più conservativo ai test, in osservanza delle indicazioni del governo centrale». Insomma quel che ha salvato il Veneto è non aver seguito le raccomandazioni ministeriali. Un modello negativo per tutti, dalle regioni agli altri paesi del mondo.

Le stesse critiche arrivate dai prestigiosi organi di informazioni Usa sono state fatte anche da molti osservatori ed esperti in Italia.

Dal sociologo Luca Ricolfi («Non essere intervenuti drasticamente e subito avrà un costo enorme») al microbiologo Andrea Crisanti («È un fallimento, servivano test e tamponi») fino all'imprenditore Flavio Briatore che ipotizza dei reati nelle omissioni e sbagli del governo che hanno già causato 11mila morti.

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