La mappa dei collegi è una distesa azzurra (centrodestra) da nord a sud, con sporadiche macchie di rosso (centrosinistra) al centro e di giallo (M5s) al sud. Effetto dell'alleanza tra i tre partiti di centrodestra che hanno così fatto man bassa negli uninominali, cioè nelle sfide dirette dove basta un voto in più per prendersi il seggio. Ma c'è un'altra mappa che racconta una storia un po' diversa. È quella - realizzata da YouTrend insieme a Cattaneo Zanetto&Co, che descrive la penisola non in base a chi ha vinto il collegio, ma in base al partito che in quel collegio (del Senato) ha preso più voti, senza magari vincerlo. Il risultato è uno stivale spaccato a metà, azzurro (Fdi) nel centro-nord, giallo grillino al sud e Sicilia, con isolate macchie di rosso (Pd). Il predominio dei Cinque stelle nelle aree del paese dove si concentra il 60% dei percettori del reddito di cittadinanza è generalizzato e quasi completo, ad eccezione di tre collegi. Uno è quello di Salerno, dove però il M5s è secondo partito rispetto a Fdi per un solo punto percentuale di differenza. L'altro è Messina, il regno di Cateno De Luca, detto «Scateno», pittoresco e controverso politico locale. L'ultima è il Salento, dove il M5s ha quasi il 22% ma è dietro la Meloni. Nel resto del Mezzogiorno il partito di Conte, a suon di «gratuitamente!», «vi rifate la casa gratis!» e tessere del Rdc sbandierate ai comizi, domina il voto di lista, con picchi oltre il 47% nella provincia di Napoli, la capitale del «Sussidistan» creato dai grillini al governo. Una fotografia da incrociare con un altro grafico, quello del voto a seconda del tasso di disoccupazione. Il M5s è il partito che prende più voti nelle aree del Paese dove la disoccupazione supera il 10% (e magari anche il lavoro nero, che arrotonda il sussidio statale, come da prassi estremamente diffusa). Secondo l'Istituto Cattaneo, la «distribuzione dei consensi per il Movimento 5 stelle indica un radicamento sempre più forte del partito nel Sud del paese. Mentre nel 2013 i voti per il M5s si distribuivano in maniera omogenea in tutto il paese, a partire dal 2014 si è osservata una meridionalizzazione dell'elettorato del Movimento, fenomeno che è diventato chiaro in occasione delle elezioni politiche del 2018 e delle europee del 2019»
Il rosso Dem compare solo in cinque collegi. Ci sono le due zone centrali di Milano e Torino, e poi tre aree delle regioni rosse. Ma qui la notizia è semmai quella opposta, cioè che in Toscana, Emilia-Romagna, Umbria e Marche, quindi le roccaforti storiche del Partito democratico, vinca la Meloni. Il partito di Letta resiste solo nelle ridotte di Modena, Bologna (per il rotto della cuffia) e Firenze, conquistando la vittoria con Ilaria Cucchi al Senato. Ad eccezione di Firenze, il centrodestra trainato da Fratelli d'Italia trionfa in tutta la regione ex rossa. In Toscana Fdi è il primo partito al Senato con il 25,9%, mentre alla Camera tallona il Pd per qualche centesimo percentuale. Il Pd cade anche schierando i big. Nell'ex comunistissima Livorno perde l'ex capogruppo dem Andrea Marcucci, tradito dal Pd che non supera il 25%, un punto meno di Fdi.
A Pisa altra sconfitta storica del Pd, con il costituzionalista Stefano Ceccanti che cede il passo al candidato del centrodestra trascinato da Fdi, primo partito sotto la torre pendente (a destra). Tra Prato e Pistoia perde il deputato Pd Tommaso Nannicini, ad Arezzo il Pd cade con Vincenzo Ceccarelli, attuale capogruppo del Pd in Regione, in entrambi i casi è ancora Fdi il primo partito. Stessa musica anche in Umbria, Marche e nelle altre province dell'Emilia-Romagna. Un segnale allarmante per il governatore Stefano Bonaccini, aspirante nuovo leader Pd dopo il passo indietro di Letta. Nelle metropoli, oltre Firenze e Bologna, il Pd resiste solo nelle ztl di Milano e Torino, mentre anche Roma e Venezia virano a destra, mentre le città del sud (Napoli, Bari, Catania e Palermo) sono grilline.
I consensi per il centrosinistra, e in particolare per il Pd, «vanno a concentrarsi nelle aree benestanti delle città», spiega il direttore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco. Viceversa, l'elettorato in condizioni economiche meno floride non sceglie più la sinistra.
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