Overtourism: è un termine di cui si sente parlare sempre più spesso, anche grazie al boom dei viaggi low-cost. E non certo in positivo, soprattutto in Paesi, come l'Italia, in cui le bellezze paesaggistiche e artistiche di molte località attirano, in particolare in certe stagioni, milioni di persone in singoli territori, portando certo ricchezza ma anche problemi per le amministrazioni locali che devono cercare di ridurre gli impatti negativi del «troppo turismo» non solo per i visitatori ma anche per chi in quelle aree ci vive. Quando il turismo diventa eccessivo rispetto ad alcuni parametri scatta l'allarme e bisogna correre ai ripari. Ma non è sempre facile.
Prendiamo la Puglia, la regione del G7, è da una decina d'anni se non di più che a luglio e ad agosto è presa d'assalto da villeggianti di ogni età, italiani e stranieri, tanto che a Gallipoli per preservare l'ambiente il Comune ha deciso di vietare l'accesso diretto delle auto alle spiagge provocando un crollo del turismo. Una decisione che ha scatenato le proteste dei gestori degli stabilimenti e dei clienti costretti a camminare centinaia di metri sotto il sole per raggiungerli. E che dire di destinazioni provinciali come Rimini, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli? Località in cui - secondo un'indagine di Demoskopika dello scorso maggio - il sovraffollamento turistico comincia a essere più che preoccupante con impatti critici sulla qualità della vita locale e sulla sostenibilità dei centri. Anche in destinazioni più turistiche come Roma e Firenze i ricercatori di Demoskopika segnalano una significativa pressione sulle risorse locali, con evidenti problemi di gestione dei flussi. «L'overtourism - per il presidente dell'istituto, Raffaele Rio - minaccia la sostenibilità delle destinazioni e la qualità dell'esperienza per i visitatori e la vita dei residenti». Proprio ieri il Corriere della Sera proponeva un servizio sulla situazione del Lago di Garda, a Sirmione in particolare, letteralmente invasa da orde di visitatori che rendono quasi impossibile godersi la bellezza dei luoghi senza sottoporsi a code estenuanti per arrivare e lunghe attese per parcheggiare. Per poi trovare spiaggette sovraffollate e prezzi alle stelle anche solo per prendere un gelato. Poi c'è Venezia, considerata uno dei casi più emblematici di overtourism. Neanche l'introduzione del ticket d'ingresso per limitare il turismo «mordi e fuggi» sembra aver centrato l'obiettivo di regolamentare i flussi in modo efficace in una città abituata ad accogliere 80mila turisti giornalieri a fronte di 49mila residenti sempre più penalizzati dal turismo di massa. Per diminuire gli impatti negativi dell'overtourism sulla popolazione locale, a Firenze si è arrivati a bandire Airbnb dal centro storico. La nuova sindaca, Sara Funaro, vorrebbe riproporre la norma - già introdotta dal suo predecessore ma poi annullata dal Tar - per bloccare la possibilità di affittare per brevi periodi gli immobili del centro storico del capoluogo toscano.
Il problema esiste e anche se alla ministra del Turismo Daniela Santanché non piace la parola overtourism «perché vuol dire che il turismo lo subiamo e non lo gestiamo», è un tema all'ordine del giorno del suo dicastero. «Non lamentiamoci dei troppi turisti. Anche loro hanno diritto di vedere quello che noi ci godiamo tutto l'anno», ha postato due giorni fa su X la ministra.
Se per il ministero i turisti non sono mai troppi, il problema è come gestirne i flussi attraverso attività di pianificazione e programmazione mirate, per esempio distribuendoli nel tempo e nello spazio in modo da decongestionare le mete più affollate e rendere appetibili le destinazioni cosiddette «minori», come i piccoli borghi. Sono diverse le misure stanziate dal ministero del Turismo per raggiungere questi obiettivi.
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