Gli italiani bloccati in Messico: "Di Maio ci ha abbandonati"

Gli italiani che si vivono in Messico sono sull’orlo della disperazione. Molti di loro sono rimasti senza lavoro e la Farnesina non gli paga nemmeno l'aereo per tornare in patria

Gli italiani bloccati in Messico: "Di Maio ci ha abbandonati"

Quella degli italiani bloccati all’estero sta diventando una vera tragedia. I nostri connazionali che attualmente vivono in Messico sono sull’orlo della disperazione.

Hanno creato dei gruppi su Facebook per fare fronte comune e hanno scritto in massa all'Ambasciata Italiana di Città del Messico affinché il ministero degli Affari Esteri si attivi per aiutarli. Alcuni si trovano già in grosse difficoltà economiche, altri stanno per terminare i loro ultimi risparmi e il lockdown imposto dal governo messicano impedisce loro di avere una qualche prospettiva lavorativa. “Ci sentiamo abbandonati dal governo. Ci trattano peggio degli extracomunitari che arrivano in Italia”, dice Fabio Melfi, pizzaiolo originario di Salerno che da quattro anni vive a Cobà e che, rimasto senza lavoro, vorrebbe tornare a casa. Lui, come molti altri italiani contattati telefonicamente da ilGiornale.it, ha il problema di non sapere come pagare il biglietto aereo che, ormai, ha raggiunto un costo esorbitante con cifre che arrivano fino a 2500 euro. “Vado avanti con un piccolo aiuto che mi ha dato mio padre, ma lui prende poco di pensione e non posso chiedergli 500 euro ogni mese”, aggiunge il salernitano che dall’ambasciata ha ricevuto soltanto una risposta alquanto agghiacciante: “Mi hanno detto: ‘Adesso, ti ricordi che esiste mamma Italia?’”.

La verità, però, è ben diversa. È il dicastero guidato da Luigi Di Maio che si è letteralmente scordato degli italiani residenti all’estero. La Farnesina, infatti, praticamente non ha attinto ai 75 milioni di euro messi a disposizione degli Stati membri dal meccanismo di Protezione civile dell’Unione e cofinanziati dall’Ue che avrebbero permesso all’Italia di rimpatriare i suoi connazionali quasi a costo zero. Se la Germania con i soldi di Bruxelles ha riportato a casa 30mila tedeschi, l’Italia ha fatto rincasare solo mille connazionali. “Dall’Ambasciata ci hanno risposto che gli unici soldi stanziati dal Decreto Cura Italia non sono destinati all'organizzazione di rimpatri ma all'assistenza di chi si trova temporaneamente o stabilmente all'estero in connessione agli effetti della pandemia sul tessuto economico”, spiega il veneziano Luca Blhacine che da qualche anno vive a Bacalar, vicino al Belize. “Io posso permettermi di restare qui ancora altri 3-4 mesi perché ho dei soldi conservati per le emergenze, ma tra un po’ nemmeno io saprò come fare”, sottolinea aggiungendo che altri suoi amici italiani hanno perso il lavoro e si trovano in gravi difficoltà.

È il caso di Omar Sabra che, tre anni fa, dopo aver concluso la stagione in Sardegna, è partito per il Messico, forte di un contratto regolare e da allora vive a Bacalar grazie al suo visto temporaneo. “Il salario medio è di 500 euro al mese e va bene per vivere in Messico, ma ora devo pagare l’affitto (200 euro al mese) e sono senza lavoro e senza aiuti dallo Stato”, racconta con un velo tra tristezza e malinconia per l’Italia dove vorrebbe tornare quanto prima dal momento che ha, a mala pena, i soldi per fare la spesa. Il dramma per gli italiani che vivono in Messico è che il coronavirus ha tagliato le gambe al turismo e, anche qualora arrivassero i soldi del Cura Italia, non basterebbero per ripartire.

Vi sono, inoltre, italiani proprietari di hotel e ristoranti che non vorrebbero abbandonare i beni che, finora, sono stati la loro principale fonte di sostentamento, ma i numeri parlano chiaro. Anna, 25enne originaria di Pisa, stava pensando di trasferirsi a Cancùn per raggiungere il padre che possiede alcune case vacanza. “Ho studiato lingue e scuola d’interpreti e volevo lavorare nel turismo, ma da ormai più di due mesi siamo fermi e le piattaforme come Booking hanno concesso il rimborso totale del soggiorno”. Ma non è tutto.

Suo padre deve necessariamente tornare in Italia per affrontare un intervento chirurgico che in Messico non può fare, visto che lì la sanità è privata. “A Di Maio chiedo di non pensare solo alle grandi aziende, ma anche ai poveri connazionali come noi”, dice Anna.

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